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EUROPA. Ok all'indicazione in etichetta per i prodotti che contengono Ogm sul mercato mondiale

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EUROPA. Ok all'indicazione in etichetta per i prodotti che contengono Ogm sul mercato mondiale

Fonte: Help Consumatori

Ok all'indicazione in etichetta per i prodotti che contengono Ogm in tutto il mondo. La Codex Alimentarius Commission, un gruppo di più di cento agenzie per la sicurezza alimentare creata nel 1963 dalla Fao e dall'Organizzazione mondiale della sanità, ha approvato le nuove norme dopo anni di dibattito. Durante il summit che si è tenuto questa settimana a Ginevra, si è concordato che uno stato nazionale può scegliere volontariamente di indicare la presenza di Organismi geneticamente modificati in etichetta per i prodotti venduti all'interno dei propri confini. La novità sta soprattutto nel fatto che così facendo non si andrà incontro a nessun provvedimento legale dal parte dell'Organizzazione mondiale del commercio per "motivi di concorrenza commerciale".

Gli Stati Uniti hanno sollevato il loro veto. A sorpresa gli Stati Uniti, storicamente contrari a queste etichette, hanno dato il via libera all'accordo. Tra gli altri Paesi soliti ad opporsi a queste informazioni troviamo Canada, Messico, Argentina, Costa Rica e Australia.

 

Prevedibili le ripercussioni sul commercio mondiale. In Canada, il 70 per cento circa di cibo venduto include ingredienti geneticamente modificati soprattutto per quanto riguarda le colture di mais, soia e canola, e fino adesso non c'era alcuna indicazione. In Perù nell'Aprile 2010 è stata resa obbligatoria l'indicazione in etichetta degli Ogm dal nuovo Codice del Consumo, ma questa decisione aveva fatto ventilare un intervento dell'Omc. Ecco che la nuova norma approvata Codex Alimentarius Commission cancella questo pericolo.

In Europa possono essere coltivati oggi solo due tipi di prodotti Ogm: la prima tipologia di mais (MON810) autorizzata nel 1998 e la seconda, la cosiddetta "patata Amflora", nel marzo 2010 ma solo per uso industriale. Più di 10 altri prodotti Ogm hanno già iniziato la procedura d'autorizzazione Ue. Gli stati membri possono solamente porre restrizioni circostanziate alla coltivazione Ogm all'interno dei propri confini, dal momento che le licenze Ue rilasciate sono valide in tutti i 27 Paesi membri. La presenza di Ogm nei prodotti finali deve essere indicata in etichetta.

di Alessio Pisanò

Fonte: Help Consumatori



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1 Commento

Con una maggioranza imponente di 548 voti a favore, il Parlamento Europeo, il 5 luglio 2011, ha adottato la Relazione dell’On. Lepage sulla possibilità per gli Stati membri di limitare o proibire la coltivazione di ogm sul proprio territorio (non si tratta della clausola di salvaguardia). http://www.newsfood.com/q/7bfc96fa/ogm-cose-la-clausola-di-salvaguardia-e-come-ci-tutela/ http://edicolaeuropea.blogspot.com/2011/07/europa-ogm-si-al-diritto-nazionale-di.html
Nell’ipotesi in cui il nostro Paese decidesse di non coltivare OGM, la norma in oggetto è favorevole o contraria alla diffusione degli OGM nell’agricoltura italiana?

Per rispondere a questa domanda occorre considerare che in uno scenario di questo tipo gli OGM non potranno essere coltivati in Italia, ma potranno essere liberamente importati da altri Paesi limitrofi per l’alimentazione degli animali.

Personalmente credo che in assenza di una norma sull'etichettatura dei derivati ottenuti da OGM (carne, latte, uova, ecc.) http://www.newsfood.com/q/ad81d961/ogm-coldiretti-lattecarne-da-animali-clonati-serviti-senza-etichetta/
questa Legge possa essere un "Cavallo di Troia" per la diffusione degli OGM nel nostro Paese. In particolare, cosa potrà accadere quando, per esempio, soia e mais transgenici provenienti a basso prezzo dalla Romania potranno essere utilizzati per la nutrizione degli animali e origineranno prodotti che non saranno etichettati e che, quindi, avranno lo stesso prezzo di mercato di quelli ottenuti dagli animali allevati con mangimi convenzionali?

Accadrà che sul mercato saranno venduti indistintamente allo stesso prezzo, carne di animali alimentati con mangimi OGM (ottenuta ad un costo di produzione più basso) e carne di animali allevati con mangimi convenzionali (ottenuta ad un costo di produzione più elevato). Ovviamente il margine (profitto) ottenibile sarà maggiore per gli allevatori che utilizzano mangimi OGM rispetto a quelli che utilizzeranno mangimi convenzionali.

A questo punto il gioco è presto fatto, in quanto se non ci sarà etichettatura dei derivati anche gli allevatori che vogliono utilizzare mangime convenzionale saranno prima o poi "costretti dal mercato" ad utilizzare mangimi OGM (a parità di prezzo dei derivati, da OGM o da non OGM, il profitto è maggiore).

Occorre poi aggiungere che se l'Italia impedirà la coltivazione di OGM, ed in mancanza di una specifica etichettatura dei derivati, prima o poi ci saranno delle forti proteste da parte degli allevatori che vogliono liberalizzare gli OGM, i quali riterranno questo divieto un impedimento alla competitività delle loro produzioni.

In conclusione si può ipotizzare che il semplice impedimento della coltivazione di OGM in Italia, in mancanza di una specifica etichettatura dei prodotti derivati ottenuti dall’allevamento animale, determinerà delle differenze di reddito tra gli allevatori a tutto vantaggio di quanti tra loro acquisteranno i mangimi (OGM) dall’estero, mettendo poi in commercio prodotti derivati (carne, latte, uova, ecc.) indistinguibili dai prodotti italiani OGM free. Una vera beffa per gli allevatori e per i consumatori italiani, ai quali i prodotti OGM, al momento, e per varie ragioni, non risultano proprio graditi. http://multimedia.coldiretti.it/Raccolta_Documenti_Forum_Cernobbio_2008/Cernobbio%20indagine%20Swg.pdf

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