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Quello che Paolo Mieli non dice sui vaccini

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Quello che Paolo Mieli non dice sui vaccini


Paolo Mieli ha pubblicato un pezzo sul Corriere dove attribuisce a Beppe Grillo e al Movimento 5 Stelle la responsabilità di avere danneggiato il processo di vaccinazione infantile. Per meglio sostenere le ragioni delle industrie farmaceutiche e del Ministero della Salute, sciorina l’abbecedario del piccolo debunker (a partire dal profluvio di termini come “complotti“, “complottomani” e via di seguito), esibendosi in tutto l’immaginario utile allo scopo (“scie chimiche“, “nuovo ordine mondiale“, “JP Morgan“, “l’esistenza delle sirene“, “il microchip sotto pelle“) per poi terminare con una citazione del “grano saraceno” che c’entra come i cavoli a merenda. Mancava Grillo che spacca i computer sul palco e poi la fiera degli addebiti strumentali sarebbe stata completa.

Operando come opera lui, verrebbe da tirargli fuori di nuovo la firma sull’appello de L’Espresso contro il commissario Luigi Calabresi, che poi venne ammazzato. O ancora, saltando di palo in frasca come fa nel suo pezzo, la causa per diffamazione persa contro il Presidente dell’Argentina Cristina Kirchner. O magari di essere partito da “Potere Operaio” e, dopo avere lavorato al fianco di Renzo De Felice (uno dei più grandi revisionisti della storia del fascismo), essere diventato l’abile cerchiobottista che ora tutti conosciamo. Ma usare lo stesso sistema, cioè tirare fuori argomenti passati dai quali magari nel tempo ci si è perfino dissociati, non è un buon metodo di critica.

Invece, mi corre l’obbligo di ricordare a Mieli cosa egli stesso dichiarava di intendere per “metodo storico“, così come riportato da una tesi in sociologia discussa nel 2004 sulla sua persona, e conseguentemente, su sua stessa ammissione, anche per “metodo giornalistico“, dato che per Mieli “il giornalista deve applicare il metodo storiografico nella redazione dei propri articoli“.

“si tratta di prendere la versione ufficiale dei fatti e di andare a vederne quanto meno i risvolti, i conti che non tornano, e poi porsi delle domande. Se le cose non fossero andate davvero così? Se quelli che vengono considerati i “buoni”, fossero un po’ meno buoni di quanto ci appaiono? E i cattivi fossero stati meno cattivi di quanto ci è stato fatto credere? Queste domande fondamentali sul capovolgimento hanno ispirato sempre i miei interessi e hanno portato a risultati molto curiosi nel rifare la storia.”

Ecco: bene avrebbe fatto a ricordarsi queste sue stesse parole, Paolo Mieli, nella stesura di un pezzo completamente adagiato su posizioni che non prendono in considerazione la voce sofferente e le evidenze di tantissimi genitori che hanno viste distrutte le loro vite, in conseguenza di qualche faciloneria di troppo nella somministrazione di farmaci che, in taluni casi, hanno reso invalidi permanenti, quando non addirittura ucciso, i loro figli.

Se il suo “metodo” è sempre valido, allora avrebbe dovuto pubblicare una lettera come questa, rivolta ai parlamentari di tutti gli schieramenti, nella quale i genitori dei bambini non vaccinati, o con danni da vaccino (i quali assicurano di non battersi né a favore né contro i vaccini, ma per la libertà di scelta cui hanno diritto tutti i cittadini di un paese democratico, sottolineando che in Europa l’obbligo vaccinale è inversamente proporzionale al livello del sistema di welfare) chiedono, argomentando in maniera sobria e rispettabile, che i diritti fondamentali loro e dei loro figli vengano tutelati.

Gentili Onorevoli,

Siamo qui oggi per sottoporvi il nostro parere ed i nostri timori, più che giustificati, in merito ad una questione che ci tange personalmente. Parliamo delle vaccinazioni, in questo particolare caso di quelle pediatriche, e della proposta di legge avanzata dal deputato Filippo Crimì in data 14 ottobre 2015.

Il tema delle vaccinazioni è stato trattato negli ultimi anni con troppa superficialità, sia da parte dei medici, dei genitori, degli organi di stampa e delle istituzioni stesse. Parliamo di un atto medico, di un farmaco, che comporta sia dei benefici ma anche dei rischi. Parliamo di un atto medico preventivo, a cui non possono essere sottoposti tutti indifferentemente. Parliamo di un farmaco, e come tale ha controindicazioni, effetti collaterali, anche gravi.

I danni provocati dalle vaccinazioni pediatriche e non, sono una realtà quotidiana per molte, troppe famiglie italiane. Siamo qui per far sentire la nostra voce poiché molti di questi danni si sarebbero potuti evitare se fossero state fornite informazioni non tendenziose e corrette alle famiglie, quello che purtroppo ancora troppi addetti del sistema sanitario rifiutano di ammettere poiché hanno paura delle possibili conseguenze sulla loro carriera.

Siamo qui per rispondere alla proposta del deputato Crimì. il quale nella stessa avanza la richiesta di abrogare il DPR 355 del 1999 e ripristinare il DPR 1517 del 1967. Questo significa negare l’accesso non solo al sistema scolastico pubblico, ma anche di accedere agli esami di Stato. Significa che dovremmo sottoporre tutte le persone alla vaccinoprofilassi, delegando il tutto nelle mani dello Stato, significa che l’individuo affida la propria vita o quella dei propri figli nelle mani dello Stato.

In Italia abbiamo una Costituzione. Una Costituzione che ci dà dei diritti, come singoli e come società. Una Costituzione scritta e pensata anche per situazioni come questa. Chi non vaccina o segue uno schema personalizzato, qualsiasi siano le sue motivazioni, non deve e non può essere ritenuto irresponsabile ed escluso dalla vita quotidiana o dalla frequenza scolastica. La nostra libertà di crescere figli sani e di inserirli in comunità scolastiche, non può essere decisa sulla base di ideologie o, cosa ancora più grave, su interessi economici.

Chiediamo che i vaccini rimangano non discriminatori per l’accesso alle strutture scolastiche così come avviene in altri paesi per garantire ai nostri figli un futuro migliore ed una istruzione.

Chiediamo che la vaccinoprofilassi rimanga allo stato attuale, comprendendo quanto possa essere difficile abolire totalmente questo obbligo, anche se non coercitivo.

Vogliamo ricordare che il diritto allo studio è inalienabile e non prevaricabile. Per quanto riguarda il Diritto Internazionale, ricordo:

– La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, art. 26 concernente il diritto all’istruzione e il diritto dei genitori di decidere in merito al tipo di formazione da dare ai propri figli (10.12.1948);

– Il Patto internazionale sui diritti economici del 19.12.1966 concernente il diritto di ciascuno all’istruzione;

Convenzione internazionale dell’UNESCO contro la discriminazione nel campo dell’educazione, artt. 4 e 5 (14.12.1960); Per quanto concerne le Convenzioni ed i Diritti garantiti dagli organi dell’Unione Europea, ricordiamo che è stata utilizzata la Convenzione per i diritti dei bambini delle Nazioni Unite (UNCRC), grazie alla quale troviamo l’articolo 24, in cui al comma 2 si afferma che qualsiasi decisione venga intrapresa da autorità pubbliche o istituzioni private, si deve prendere come considerazione primaria il bene del bambino.

In merito alla legislazione nazionale, ricordo che la Costituzione Italiana afferma quanto segue:

  • Art. 2 – La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
  • Art. 3 – Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
  • Art. 10 – L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.
  • Art. 32 – La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
  • Art. 34 – La scuola è aperta a tutti.

L’unico modo in cui gli interessi del collettivo possano prevalere sul singolo individuo viene previsto dalla sentenza della Corte Costituzionale, sentenza 307 del 1990, di cui vi cito un estratto:

Da ciò si desume che la legge impositiva di un trattamento sanitario non è incompatibile con l’art. 32 della Costituzione se il trattamento sia diretto non solo a migliorare o a preservare lo stato di salute di chi vi è assoggettato, ma anche a preservare lo stato di salute degli altri, giacché è proprio tale ulteriore scopo, attinente alla salute come interesse della collettività, a giustificare la compressione di quella autodeterminazione dell’uomo che inerisce al diritto di ciascuno alla salute in quanto diritto fondamentale.

Ma si desume soprattutto che un trattamento sanitario può essere imposto solo nella previsione che esso non incida negativamente sullo stato di salute di colui che vi è assoggettato, salvo che per quelle sole conseguenze, che, per la loro temporaneità e scarsa entità, appaiano normali di ogni intervento sanitario, e pertanto tollerabili.

Chiediamo pertanto che i diritti fondamentali nostri e dei nostri figli vengano rispettati, considerando che anche le nostre tasse servono per quella serie di servizi da cui si vogliono escludere i nostri figli, istruzione e sanità in primis.

Firmato:
Genitori di bambini non vaccinati
Genitori di bambini con danni da vaccino



fonte: http://www.byoblu.com/post/2015/10/20/quello-che-paolo-mieli-non-dice-sui-vaccini.aspx




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