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Nuove norme su medicinali omeopatici?

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Il Consiglio Superiore di Sanità sembra abbia deciso che di medicinali omeopatici si vendono troppi e propone di intervenire con norme di registrazione più rigide. Si parla perfino di una campagna di informazione presso il pubblico per far sapere che il ministero non ne ha valutato l'efficacia. Un giro di vite che fa sospettare lo zampino di big pharma, sempre più preoccupata per la perdita di fiducia del pubblico nei farmaci di sintesi. Sarà questa la strada per fermare il declino della medicina cosiddetta "ufficiale"?

Norme più precise e rigorose sui requisiti che devono essere posseduti dai medicinali omeopatici per i quali, non ci deve essere rimborsabilità: questa la richiesta formulata ieri dal Consiglio Superiore di Sanità. Il documento chiede che l'assenza di qualsiasi valutazione di efficacia da parte dell'autorità sanitaria, ''debba essere oggetto di campagna informativa al grande pubblico, altrimenti il pubblico potrebbe essere indotto a ritenere che l'immissione in commercio dei prodotti sia conseguente ad un giudizio favorevole sull'efficacia da parte dell'autorità sanitaria competente.

Il parlamento ha infatti deliberato che in regime transitorio, fino al 31 dicembre del 2008, potranno rimanere in commercio, senza obbligo di valutazione da parte delle autorità sanitarie, i medicinali omeopatici già sul mercato dal 6 giugno 1995. Dopo questa data i prodotti omeopatici che non sono somministrati per bocca, che non sono venduti in diluizione elevata (tanto da essere considerati innocui) e che non hanno alcuna indicazione terapeutica, in sostanza la grande maggioranza, dovranno presentare un dossier per ottenere la conferma dell'autorizzazione in commercio. Gli esperti del Consiglio Superiore di Sanità hanno chiesto altresì che questo termine non venga ulteriormente prorogato.

Il commento del Comitato Permanente di Consenso e Coordinamento per le Medicine Non Convenzionali

- lamenta il fatto che ancora una volta, come già avvenuto nel 1990, il Consiglio Superiore di Sanità esprima un parere senza aver consultato in nessuna occasione gli esperti del settore;

- ribadisce ancora una volta che, per quanto sistematicamente ignorate, le prove di efficacia della terapia omeopatica esistono, sono pubblicate su riviste mediche internazionali riconosciute e sono sempre in numero crescente;

- a tempo debito verranno forniti, come richiesto, i dossier relativi all'uso dei medicinali omeopatici, l'effetto clinico prodotto e, a differenza dei farmaci convenzionali, la dimostrata assenza di reazioni avverse degne di rilievo;

- ricorda che meno del 30% delle terapie utilizzate abitualmente dalla medicina ufficiale si base su prove di efficacia e nessuno per questo minaccia di metterle fuori dal commercio;

- auspica che si approvi, quanto prima un Decreto legislativo di recepimento della Direttiva 2001/83/CE, attualmente in discussione, che garantisca la libera circolazione dei medicinali omeopatici nel nostro paese, cosi come avviene in tutti i paesi d'Europa;

- esprime infine la speranza che il Ministro Storace, che in passato si è sempre dichiarato in favore della libertà di scelta terapeutica sancita dall'Art. 32 della Costituzione, non voglia tenere conto del parere espresso dal Consiglio Superiore di Sanità.

La medicina del farmaco, usata di preferenza nei paesi industrializzati, è diventata una delle principali cause di morte, se non la principale. Morti a causa di medicina omeopatica e di altri approcci non-chimici alla salute sono pressoché assenti.

L'efficacia della medicina farmaceutica non è comprovata ed è un segreto aperto che i medicinali funzionino solo nel 30 al 50 per cento dei pazienti. Il Consiglio Superiore di Sanità non ne sembra essere al corrente. Altrimenti si stringerebbero le norme sui farmaci "tradizionali", non quelle su omeopatia, nutrizione e naturopatia.

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