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Psicofarmaci e stragi familiari

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Oggigiorno non rimaniamo più tanto sconvolti quando, aprendo il quotidiano o guardando il telegiornale, sentiamo di genitori che uccidono i propri figli, mariti che ammazzano la propria famiglia o di bambini che fanno stragi senza pentirsene. Ormai queste storie sono diventate l’ordine del giorno in una società triste e depressa e l’aumento graduale non ha creato clamore né dubbi sul perché di questo fenomeno.

Negli ultimi anni, leggendo gli articoli della stampa ufficiale ho iniziato a notare che i casi di omicidio erano sempre più spesso associati a persone depresse, psicopatici o più semplicemente persone normalissime, che in seno di poi si scopriva assumevano antidepressivi, tranquillanti o regolatori dell’umore. Fino a qui nessuna preoccupazione, insomma è plausibile se non logico che una persona che ha il coraggio di togliere una vita abbia dei seri problemi psicologici che lo portano a commettere un atto così estremo.

Leggendo questa raccolta di materiale viene automatico cercare un denominatore comune a tutte queste storie. Abbiamo detto prima che le caratteristiche dell’omicida comune sono la depressione acuta, problemi psicologici vari (come schizofrenia, ADHD o simili) o semplicemente un momento particolarmente stressante della vita.
Scavando non troppo a fondo nella vita della maggior parte degli omicidi salta all’occhio quello che hanno in comune: gli psicofarmaci.

Il consumo di antidepressivi in Italia, secondo la OSMED, ha subito un aumento del 75% in termini di dosi nell’arco di 3 anni dal 2000 al 2003. Nello stesso periodo gli omicidi perpetrati all’interno delle famiglie e quelli di carattere passionale sono aumentati in modo preoccupante, mentre quelli per furto, rapina e quelli legati da atti di criminalità organizzata sono diminuiti complessivamente del 50%.

Aumentano le prescrizioni degli psicofarmaci, aumentano i scatti di follia acuta che portano ad uccidere persone amate.
Il collegamento è semplice, ma lo è ancora di più se facciamo attenzione alle informazioni che ci danno. In più dell’80% degli articoli nella cronaca nera sugli omicidi famigliari o passionali, viene specificato che l’assassino assumeva antidepressivi o psicofarmaci nel periodo antecedente all’omicidio.

Riportiamo di seguito alcuni esempi di cronaca recente:

Lecco, la mamma ammette: “Ho ucciso io Mirko”
“Che qualcosa non andasse, però, era stata lei la prima ad accorgersene, visto che negli ultimi mesi era andata sia da uno psichiatra che da uno psicologo per chiedere aiuto. Inoltre, aveva preso tranquillanti e antidepressivi”. . .
La Repubblica 1 giugno 2005

Si uccide con il figlio di due anni
“Laura Manzin, 39 anni era in cura presso un centro psichiatrico”...
Si stava separando. Temeva che le togliessero il bimbo
La Repubblica, 18 Dicembre 2003

Ha confessato di averla gettata dal 14mo piano dopo una violenta lite
Ragazza precipita dal balcone
Il fidanzato: “Sono stato io”
... “La discussione sarebbe poi degenerata con la complicità di un micidiale miscuglio di droga e psicofarmaci di cui i due giovani erano imbottiti.” ...
La Repubblica, 4 Luglio 2003

Alcuni si chiederanno che relazione ci sia tra i due fenomeni, insomma ci mancherebbe altro che una persona normale (psicologicamente stabile) commette gli stessi reati dei pazzi maniaci che stanno al mondo! Avete mai provato a leggere il foglietto illustrativo di un antidepressivo o di un qualsiasi altro psicofarmaco? Basta leggere la guida all’uso dei farmaci fornito dal Ministero della Salute per accorgersi delle contraddizioni della psichiatria di oggi; gli inibitori della serotonina (SSRI) sono gli antidepressivi maggiormente usati in Italia. Tra gli effetti indesiderati scritti nella guida, oltre ai molteplici disturbi minori, ci sono irritabilità, ansia, ipomania o mania, per non parlare delle avvertenze scritte a fine paragrafo: “L’ideazione suicida è stata posta in relazione con alcuni SSRI, in particolare fluoxetina, ma non è stato stabilito un rapporto di causa ed effetto”.

C’è qualcosa che non mi quadra, un antidepressivo non dovrebbe curare la depressione appunto per non arrivare al suicidio? Non dovrebbe regolare i meccanismi cerebrali invece di portare ancora più disturbi come l’ansia o addirittura la mania? E se il paziente è ansioso che fanno? Gli danno anche l’ansiolitico! E indovinate un po’ qual è uno degli effetti indesiderati degli ansiolitici? La depressione!

E così si entra nel circolo vizioso degli interessi sulla nostra salute, e su quello dei nostri cari. Un gioco bizzarro e forse assurdo in quanto è difficile pensare che i “grandi” guardiani della nostra salute chiudono gli occhi sulla dannosità di moltissimi farmaci e sugli effetti che hanno sul cervello umano per un business che ha già occupato i primi posti nel mercato internazionale.

Gli studi ci sono, come mai non se n’è parlato nella stampa ufficiale? Come mai queste miscele chimiche sono ancora sul mercato e vengono prescritte a migliaia di italiani?

La vita è nostra ed è nostro diritto essere sani ed avere tutte le informazioni per poter scegliere consapevolmente le cure migliori da seguire.

Amanda Adams



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1 Commento

trovo l'articolo essere quanto pi� di vero ci sia in giro.Purtroppo la psichiatria ha raggiunto quasi ogni attivit� umana e ove non la ancora fatto "ci sta dando dentro".Articoli come questo dovrebbero arrivare in casa di ogni persona, gli psichiatri e le loro aziende stanno uccidendo pastiglia dopo pastiglia.Gli stessi mezzi di comunicazione a quanto pare appartengono in buona misura alla psichiatria perch� io da cittadino che osserva i TG NON HO MAI VISTO NESSEN GIORNALISTA EVIDENZIARE IL NESSO TRA PSICHIATRIA PSICOFARMACI E OMICIDI.

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