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Gli antidepressivi SSRI impiegati in gravidanza sono associati alla sindrome da sospensione neonatale

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Mercoledì 20 Aprile 2005, 9:33

Gli antidepressivi SSRI impiegati in gravidanza sono associati alla sindrome da sospensione neonatale

Di Psichiatria.org

( Xagena - Psichiatria ) - Sin dal 1990 il British National Formulary ( BNF ) ha emesso un warning ( avvertenza ) riguardo alla sindrome da sospensione associata ai farmaci antidepressivi. Il trattamento con i farmaci antidepressivi triciclici è risultato associato a sindrome da sospensione da almeno 20 anni ( Biol Psychiatry 1984 ).

I farmaci SSRI ( inibitori selettivi del riassorbimento della serotonina ) sono entrati nella pratica clinica nel 1988 e da allora sono diventati farmaci di scelta nel trattamento della depressione e trattamento standard in altri disturbi dell’umore e del comportamento, come disturbo ossessivo compulsivo, disturbo da panico, fobia sociale, disturbo da stress post-traumatico, disturbo disforico premestruale e disturbo d’ansia generalizzato.

La sindrome da sospensione neonatale associata ai farmaci SSRI è caratterizzata da convulsioni, instabilità, pianto non normale, e tremori.

Ricercatori de La Laguna University a Tenerife in Spagna, hanno esaminato il database del WHO ADR ( World Health Organization – Adverse Drug Reactions ) con 3 milioni di case report.

Dall’analisi sono emersi 102 casi di sindrome da sospensione neonatale, o convulsioni, associate agli SSRI.

Circa i 2/3 dei casi riportati di sospetta sindrome da sospensine neonatale indotta da SSRI erano associati alla Paroxetina ( Paxil, Sereupin, Seroxat ).

La sindrome da sospensione è correlata al meccanismo d’azione dei farmaci.

Con gli antidepressivi triciclici, la sindrome da sospensione negli adulti è stata associata al mancato effetto sui recettori muscarinici colinergici.

Gli SSRI, avendo meno effetti inibitori sulla trasmissione noradrenalinica erano ritenuti essere privi da effetti da sospensione.

L’aumentato rischio di convulsioni neonatali e sindrome da sospensione con la Paroxetina è probabilmente dovuta alla più potente azione inibitrice sul riassorbimento della noradrenalina, rispetto alla Sertralina ( Zoloft ) o al Citolapram ( Seropram ).
La Paroxetina presenta una potenza simile a quella della Fluoxetina ( Prozac ).

La Paroxetina e la Fluoxetina sono meno selettivi riguardo all’inibizione del riassorbimento della serotonina rispetto ad altri farmaci SSRI.

Tuttavia la Paroxetina ha un distintivo effetto sui recettori muscarinici a differenza della Fluoxetina e di altri SSRI.

La sindrome da sospensione neonatale indotta dalla Paroxetina sembra assomigliare ad una sindrome da sospensione colinergica, descritta negli adulti con gli antidepressivi triciclici e con la Paroxetina stessa.

Ci sono anche differenze di farmacocinetica tra gli SSRI, che potrebbero, almeno in parte, spiegare i diversi effetti da sospensione di questi farmaci.

La Paroxetina, come la Fluoxetina è metabolizzata dal citocromo P450 2D6.

Alti dosaggi o trattamenti prolungati, con Paroxetina e Fluoxetina producono un aumento dell’emivita dei farmaci.

La Paroxetina ha la più breve emivita tra gli SSRI ed i suoi metaboliti non contribuiscono al mantenimento dell’effetto farmacologico.
Al ridursi delle concentrazioni plasmatiche, si osserva un accelerato sistema di clearance, che potrebbe comportare una reazione da sospensione.

Secondo gli Autori la Paroxetina non dovrebbe essere impiegata in gravidanza, o se usata, dovrebbe essere somministrata alle più basse dosi efficaci.

La prudenza nell’uso deve riguardare anche gli altri SSRI, soprattutto Citalopram e Venlafaxina ( Efexor/Effexor ). ( Xagena )

Fonte: Lancet



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