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Pieni di veleni, ecco le prove

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I responsabili dei dicasteri dell'Ambiente sottoposti a prelievi su invito del Wwf. Risultato: intossicati da 55 sostanze nocive
Il sangue inquinato dei ministri - "Pieni di veleni, ecco le prove"

di ANTONIO CIANCIULLO


ROMA - Erano andati per valutare e sono stati valutati. I quattordici ministri dell'Ambiente e della Salute che nel giugno scorso avevano partecipato al vertice europeo di Budapest su salute e ambiente hanno fornito un'evidenza diretta delle preoccupazioni esposte nel meeting. Nel loro sangue scorrono tracce di 55 sostanze chimiche indesiderate: dai pesticidi ai ritardanti di fiamma, dagli ftalati agli antisettici.

L'annuncio è stato dato ieri dal Wwf che ha organizzato il biomonitoraggio dei leader sanitari europei provenienti da ogni angolo del continente: dall'Estonia alla Spagna, dalla Svezia a Cipro, dalla Danimarca alla Repubblica ceca. Nelle vene dei ministri è risultato presente il 53 per cento dei 103 agenti chimici testati. I più sani ne hanno 33 (la svedese Lena Sommestad e l'estone Olavi Tammemae), i più esposti 43 (l'elenco non è stato reso noto). In media 37 agenti chimici pro capite.


Si tratta dunque di un inquinamento diffuso, trasversale, che salta la barriera della vecchia cortina di ferro e spazia dai ghiacciai scandinavi alle spiagge italiane (anche al sottosegretario Roberto Tortoli, presente a Budapest, è stata consegnata la documentazione sulla sua dose personale di veleni).
Grazie al test offerto dai ministri è risultato chiaro che le leggi attuali non sono bastate a cancellare le tracce di una contaminazione subdola che tende ad accumularsi e a persistere nel tempo.

Ad esempio in tutti i campioni di sangue esaminati sono state trovate tracce di 22 policlorobifenili (pcb) e di ddt: tutte sostanze messe al bando alla fine degli anni Settanta, con la campagna sulla "sporca dozzina", i dodici veleni più pericolosi. Oltre un ventennio non è bastato per lavarne le tracce.

Anche perché entrare in contatto con queste sostanze è facilissimo. Basta sedersi su un divano coperto da tessuti resistenti alle fiamme, prendere in mano un imballaggio per le pizze, cuocere un uovo su una padella antiaderente (teflon), mangiare una verdura trattata con troppi pesticidi per correre il rischio di accrescere il livello di ospiti indesiderati presenti nel proprio corpo.
Una situazione piuttosto sgradevole se si pensa agli effetti di alcune di queste sostanze. I pcb e il ddt, ad esempio, si accumulano e si trasferiscono dalle madri ai neonati attraverso il latte.

Gli effetti possono essere molto gravi perché il cervello e il sistema nervoso centrale, soprattutto nelle primissime fasi dello sviluppo, sono estremamente delicati e rischiano di venire danneggiati in modo serio. Un altro problema è legato all'interferenza con il sistema ormonale: le conseguenze riguardano sia i livelli di fertilità che la presenza di atteggiamenti femminili nei bambini e di atteggiamenti maschili nelle bambine.

"La prima riforma da ottenere è un'etichetta chiara che spieghi al consumatore i rischi che corre", sostiene Maria Grazia Midulla, responsabile campagne del Wwf. "Purtroppo la discussione sulla direttiva europea Reach, quella sulla regolamentazione delle sostanze chimiche, non è ancora sufficiente. Quando una sostanza è definita altamente pericolosa ed esiste un'alternativa più sicura è evidente che la sostanza pericolosa deve essere vietata. Purtroppo nel testo attuale della direttiva questo criterio così ovvio non è scritto da nessuna parte e anzi c'è chi vuole annacquare ulteriormente la legge".

La Reach dovrebbe essere approvata entro il 2005. Ma la pressione per far slittare l'emanazione della direttiva è forte. Secondo il Wwf, visto che per l'86 per cento dei 2.500 agenti chimici utilizzati in grande quantità non abbiamo sufficienti informazioni sugli effetti sanitari, l'adeguamento dell'industria chimica alla nuova normativa è urgente. E avrebbe un costo accettabile, vista la dimensione delle cifre in gioco. L'operazione trasparenza comporterebbe un investimento di 3,5 miliardi di euro in un periodo di 11 anni: lo 0,06 per cento del fatturato del settore.
(19 ottobre 2004)



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