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VACCINI, Stefano Montanari - Matrix: suicidio in TV

All’ora in cui Matrix va in onda io dormo da un pezzo. Perciò non ho visto la trasmissione che era stata registrata qualche ora prima e che, a detta di un amico presente alla registrazione, ha avuto almeno la coda

tagliata.

Un paio di operatori erano venuti nel mio laboratorio e da lì, senza vedere gl’interlocutori, io dialogavo con chi stava in studio a Roma sotto la conduzione di tale sig. Telese. E in studio ci stavano un avvocato di cui non ho colto nome e funzione, la ministra della salute Beatrice Lorenzin e una certa Roberta Siliquini assurta alla presidenza del Consiglio superiore di sanità (http://www.salute.gov.it/portale/ministro/p4_5_7.jsp?menu=organizzazione&label=css).

Non si creda che io non fossi preventivamente conscio del fatto che si sarebbe allestita la solita farsa: lo sapevo benissimo. Comunque, alle numerose telefonate della redazione di Matrix che hanno preceduto la registrazione ho sempre detto che io non sopporto i tuttologi e che io parlo solo di ciò che conosco di prima mano. Dunque: l’inquinamento da particelle nei vaccini e non altro.

Appena iniziata la registrazione il tale Telese mi presenta come l’antivaccinista ad oltranza, in poche parole una specie di talebano imbevuto d’ignoranza e di stupidità. A nulla è valso chiarire che io non ho posizioni preconcette e voglio solo parlare di ciò che avevo concordato: la ferraglia nei vaccini. L’ItaGlia che raglia accetta solo i tifosi e, dunque, io ero il talebano cattivo da bacchettare.

Ma intanto era partita la signora Beatrice, e lo faceva con la grazia che le è consueta. Poco importava se le cose che andava verbosamente comunicando fossero d’interesse zero e potessero avere cittadinanza al massimo nel corso di un tè nel salottino della borghesia bene di qualunque provincia nostrana: quella è una ministra della Repubblica e, dunque, dalla sua bocca cola per definizione saggezza e pure qualche importante variazione linguistica (“polioMELITE”) . Nessuno mi ricordi che non c’è un italiano che alla signora abbia dato un voto e che solo un concorso di coincidenze del tutto fuori da ogni legittimità l’hanno collocata sulla poltrona che occupa. E nessuno mi ricordi che la signora Beatrice non ha la benché minima competenza in campo sanitario, dotata com’è di un titolo di studio che non le consentirebbe nemmeno di fare la supplente in una scuola media inferiore. E, ancora, nessuno sottolinei come la signora Beatrice non abbia capito di che cosa io stessi parlando, per chiaro che fosse: ferraglia. Questo con tutte le imbarazzanti conseguenze del caso.

Mi fermo qui sul personaggio perché non sarebbe cavalleresco andare oltre.

Se la signora Beatrice è personaggio ormai più che noto e chiunque è potenzialmente edotto del suo livello culturale ed intellettuale così da poter prendere le opportune contromisure, sempre se crede di farlo, del tutto ignota, almeno a me, era la professoressa Roberta Siliquini, burocrate ai massimi livelli italici. Malauguratamente questa signora non solo non aveva nessuna intenzione di affrontare l’argomento, ma non aveva la più pallida idea di che cosa siano le nanopatologie, né era al corrente della differenza tra atomo, molecola e particella. Splendida, tra le altre perle, la stramberia sparata sul latte materno, un’esibizione sufficiente per rispedirla urgentemente a scuola.

Quando l’ho informata circa la sua totale incompetenza, la professoressa non ha resistito alla tentazione d’insultarmi. Il libro scientifico Case Studies in Nanotoxicology non ha nessun valore (naturalmente mica aveva perso tempo a leggerlo!) pur essendo stato pubblicato dal maggiore editore scientifico del mondo ed essendo passato attraverso il setaccio di diversi scienziati che l’hanno letto (loro sì) e valutato per l’editore (fatto che è passato inosservato). In aggiunta, il Siliquini-pensiero comunicava agli spettatori che non solo l’opinione negativa nei miei riguardi era la sua ma che i farmacologi sono tutti pienamente d’accordo: le nostre ricerche sono porcheria e basta. Quali siano questi farmacologi non è dato sapere. Come un farmacologo possa giudicare farmacologicamente corretto somministrare, magari ad un bambino di due mesi, pezzi di acciaio, pezzi di piombo, pezzi di tungsteno, pezzi di titanio, pezzi di silicio e pezzi delle leghe più impensabili è pure restato avvolto nel mistero. In definitiva la tale Siliquini ha provveduto a mostrare tutta la sua incompetenza in materia e tutto il suo imbarazzo nell’affrontare un argomento che, ad ora, nessuna istituzione ha avuto il coraggio di toccare. Molto meglio far finta di niente e srotolare il gomitolo infinito di ciò che fa comodo raccontare, meglio se inventato perché ciò che s’inventa è plasmabile a piacere.

A questo punto comincio io a pormi delle domande.

Per dire enormità come quelle che continuiamo a sentire politici, burocrati, medici (fortunatamente non tutti) e giornalisti (pure fortunatamente non tutti) devono avere qualche interesse. O sono solo stupidi? Qualcuno mi risponda.

Ma ciò che mi stupisce di più è l’atteggiamento delle case farmaceutiche. È del tutto comprensibile che quelle vogliano vendere il loro prodotto e, perciò, ne facciano pubblicità Devo dire che molto spesso ciò che fanno è di gran lunga più corretto di quello che ci viene propinato ormai d’abitudine. Chiunque prenda in mano e legga con il cervello collegato un qualunque bugiardino accluso ai vaccini, infatti, trova una lista di precauzioni ed una lista di effetti collaterali possibili piuttosto esaustive. In apparenza sorprendentemente, molto di questo viene negato dalle classi di cui sopra e chi ne vuole un esempio tanto vistoso quanto grottesco rivada alla parte interpretata dalla professoressa Susanna Esposito nel corso di quell’esecrabile manifestazione di informazione alla maniera italiota che fu Open Space di Italia 1: L’autismo? Leggenda metropolitana. Eppure il bugiardino del vaccino Tripedia… E di non poche malattie neurologiche… Ma non importa: di questo non è da galateo parlare.

Dicevo dello stupore indotto dalle case farmaceutiche. Mi chiedo come quelle, attente come sono al business, non si rendano conto che continuare a prendere per i fondelli la gente alla lunga non paga. L’Organizzazione Mondiale della Sanità è stata chiara: le vaccinazioni sono in calo soprattutto negli ambienti colti. Il perché è evidente: chi ha cultura e intelletto non può non accorgersi che si sta operando una presa per i fondelli a livello planetario. Non può non restare perplessa davanti ad affermazioni non dimostrate. Non può non accorgesi di quante domande restino senza una risposta razionale quando non una risposta tout court. Non può non accorgersi dell’arroganza e della violenza con cui si mette a tacere ogni possibile obiezione e reagire. In definitiva, pagliacciate come quelle alle quali continuiamo ad assistere altro non fanno se non instillare dubbi ai clienti potenziali fino al rifiuto del prodotto. Insomma, Matrix sarà l’ennesima zappata sui piedi ed eroderà un altro poco di mercato a chi produce vaccini.

Non sarebbe meglio, una volta per tutte, incaricare persone competenti ed oneste di affrontare i problemi e di raccontare la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità?

Le case farmaceutiche comincino a meditarci sopra. Risparmierebbero anche un sacco di soldi in “incentivi”.


fonte: http://www.stefanomontanari.net/sito/blog/2800-matrix-suicidio-in-tv.html