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Vaccinazioni: più informazioni e meno allarmismi

Vaccinazioni: più informazioni e meno allarmismi

«Ci sembra che stia svanendo la normale prudenza e la capacità di soppesare costi e benefici, in favore di una “medicina di Stato”». Lettera di due medici

Sul tema delle vaccinazioni, tempi.it ha intervistato Carlo Federico Perno, docente di Virologia all’università di Roma Tor Vergata. Qui di seguito ospitiamo una lettera di Paolo Bellavite, medico ematologo, professore di Patologia Generale, e Maurizio Brighenti, medico di Neuropsichiatria Infantile.

Non vi sono dubbi che le vaccinazioni abbiano contribuito al progresso della medicina e che contribuiscano alla riduzione di molte malattie. Tuttavia nei dibattiti di questi ultimi tempi si avverte la tendenza a sovrastimare il loro ruolo e farne una “panacea”, cosa che non sono. Sembra che stia maturando la convinzione di intensificarne la applicazione fino a renderle obbligatorie o persino preconizzare sanzioni verso i medici che manifestassero dei dubbi. Ci sembra che stia svanendo la normale prudenza e la capacità di soppesare costi e benefici, da sempre tipiche della “scienza e arte” della medicina, in favore di una “medicina di Stato” che vanterebbe la pretesa di applicare la vaccinazione di massa per eradicare tutti gli agenti infettivi. L’argomento è complesso e qui possiamo accennare solo ad alcuni problemi ancora non risolti, che però vengono spesso trascurati in favore di un’informazione troppo semplicistica.


Efficacia? La pretesa efficacia delle vaccinazioni non è così sicura e generalizzata come alcuni sostengono. O per lo meno andrebbe valutata con un’ottica di tipo globale, tenendo conto di tutti i fattori in gioco. Vi sono dati inoppugnabili che la mortalità da molte malattie infettive (es. morbillo) era calata nei paesi ricchi ben prima della introduzione della vaccinazione, indicando che i fattori di igiene e di nutrizione hanno un ruolo determinante. Malattie endemiche e epidemiche come la peste, il colera, la malaria e la tubercolosi nel XX secolo sono praticamente scomparse indipendentemente dalle vaccinazioni. Recenti rassegne della Cochrane Database, il “tempio” della medicina basata sulla evidenza, sulla vaccinazione anti-influenzale hanno sollevato dubbi sull’efficacia nei bambini asmatici e pure della vaccinazione dei lavoratori della sanità nel proteggere gli anziani nelle case di riposo (Syst Rev. 2013 Jul 22;7; Syst Rev. 2013 Feb 28;2). La gente crede che l’efficacia dei vaccini siano provati come i farmaci (con il controllo del placebo) mentre nella stragrande maggioranza dei casi non è così.

Pericoli? Per quanto riguarda i pericoli della vaccinazione bisogna certamente evitare allarmismi ma non si può nemmeno demonizzare chi ha dei dubbi e chiede più informazione e più precisione nella valutazione dei rischi. Anche qui non si può fare di ogni erba un fascio ma neppure fare come se il problema non esistesse. Certo vi sono dei controlli efficaci e va dato atto all’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, che ha appena ritirato una partita di vaccini contro la meningite della ditta Nuron Biotec che per due anni sono stati somministrati ai bambini. Ma non è solo un problema di pericoli di tossicità. Da un punto di vista immunologico si sa che la reazione che la vaccinazione innesca, sia a livello del sistema immunitario che a livello di altri sistemi, ha una durata nel tempo molto lunga, addirittura, in alcuni casi, può durare per tutta la vita, come avviene, anche se in modo diverso, con l’infezione naturale. Sull’assenza di rischi delle vaccinazioni si diffonde un equivoco: si dice che le vaccinazioni sono sicure in quanto non possono trasmettere la malattia e non danno effetti tossici e questo è vero; tuttavia, spesso si tralascia di considerare l’altro lato della questione: che la vaccinazione può innescare reazioni immunopatologiche, anche a distanza di tempo, proprio perché stimola il sistema immunitario per un lungo periodo. In altre parole, in virtù della via non fisiologica di somministrazione e dell’aggiunta di adiuvanti, lo potrebbe stimolare troppo o in modo anomalo e il “troppo” e l’“anomalo” si possono tradurre in patologie nuove o in peggioramento di patologie immuno-mediate esistenti nel momento del trattamento immunostimolante. Quanto meno, parrebbe più utile intensificare le ricerche per individuare, studiare e proteggere con i trattamenti disponibili i soggetti più sensibili. Stiamo andando verso la medicina “personalizzata”, come possiamo considerare le vaccinazioni di massa come terapie personalizzate?

Vaccinazioni e società. Se da una parte è necessario valutare l’individuo, è anche necessario pensare alle conseguenze a medio e lungo termine sulla società. Che sarebbe bello eradicare tutte le malattie infettive con la vaccinazione sembra tanto ovvio da non poter essere messo in discussione. Tuttavia, a parte la considerazione fatta sopra della concorrenza di vari fattori, dal punto di vista scientifico ed epidemiologico ciò pare un mito alquanto utopistico, perché i virus e i batteri si adattano ai cambiamenti della società, spesso in modo inatteso e drammatico. Così è avvenuto drammaticamente per gli antibiotici, il cui largo uso ha fatto emergere dei ceppi talmente resistenti da mettere in pericolo l’intero sistema sanitario. La vaccinazione contro l’epatite e il papilloma sembrano teoricamente una buona idea e danno la protezione immunologica oggi, ma in pratica non si sa ancora quali saranno le conseguenze a lungo termine sulla popolazione. Alcuni si pongono questa domanda: come mai negli ultimi decenni sono in continuo e preoccupante aumento molte malattie pediatriche, ma anche non pediatriche, in cui i meccanismi immunologici sono la causa principale, o comunque sono tra le loro cause? Come possiamo essere certi che la pratica generalizzata delle vaccinazioni, soprattutto in virtù del loro continuo aumento e della somministrazione di molti antigeni simultaneamente, non possa essere uno dei fattori coinvolti in queste patologie? Si dice che stanno tornando alcune malattie che si ritenevano eliminate: almeno in due casi, pertosse e simil-polio si tratta, in alcune aree, di nuovi microorganismi verso cui i vaccini non coprono. Forse non consideriamo minimamente la possibilità che i vaccini, come gli antibiotici, possano contribuire a selezionare nuovi microorganismi. Una delle sfide principali della infettivologia sono i batteri multi resistenti: possiamo pensare che nel tempo si correrà lo stesso rischio con i vaccini? Alcuni casi, come già detto, sembrerebbero farlo pensare.


Libertà informata. In una ottica di questo tipo sembra molto più ragionevole la libertà di scelta informata tra un tipo di rischio (le infezioni) ed altri tipi di rischi che si possono ragionevolmente ipotizzare. Comunque si tratta di una opzione che va presentata al paziente serenamente e con la consueta valutazione dei rischi e dei benefici. Il Veneto si è distinto per il coraggio e la lungimiranza nel rendere le vaccinazioni raccomandate ma non obbligatorie, a rispetto della dignità e della responsabilità del cittadino. Finora tale scelta è stata premiata e il sistema ha ben funzionato. Ora si va dicendo che la copertura vaccinale stia scendendo sotto una “soglia critica” per cui potrebbero ricomparire le epidemie del passato. Non è chiaro però di quali malattie si stia parlando e si fa di ogni erba un fascio senza distinguere le diverse malattie che hanno tipi completamente diversi di epidemiologia (alcune vaccinazioni come quella del tetano e della difterite non proteggono nemmeno dal contagio). A dire il vero non si dichiara neppure su quali fondamenti scientifici si basi una soglia minima di rischio per malattie scomparse o rarissime. Si dice che chi non si vaccina metterebbe a rischio la salute di chi non si può vaccinare in quanto immunodepresso: questo potrebbe essere vero solo in minima parte in quanto l’immunodepresso è sensibile a moltissimi patogeni ed è impensabile che si possa vaccinare tutta la popolazione contro tutti i patogeni a cui un immunodepresso potrebbe essere sensibile. E’ molto più utile approfondire i meccanismi delle immunodepressioni e ricercare nuove modalità di protezione del soggetto più debole.

Ricerca. Di fronte a queste considerazioni è comprensibile che sussistano dei dubbi e debba essere intensificata la ricerca sui vantaggi e i possibili rischi delle vaccinazioni. In ogni caso va rispettata la libertà di “scienza e coscienza” di un operatore sanitario al quale le persone si rivolgono con fiducia. Riteniamo quindi importante che la politica sanitaria dei vaccini meriti una riflessione e un sereno confronto, soprattutto a livello scientifico, che comprenda i bisogni reali della popolazione rispetto a quali vaccini sono da ritenersi indispensabili, in quali contesti clinici e quali tempistiche di somministrazione dovrebbero essere rispettate. Sarebbe, inoltre, molto importante affiancare alle campagne vaccinali anche una campagna di informazione sui metodi di diffusione delle malattie infettive e sulle norme igienico-sanitarie necessarie per contrastare il fenomeno della diffusione epidemica della malattie.