Article reference: http://www.laleva.org/it/2015/06/nuovi_studi_sul_rapporto_tra_autismo_e_vaccini.html

Nuovi studi sul rapporto tra autismo e vaccini

L’Autismo, raro fino alla seconda metà degli anni ’80 è aumentato progressivamente in tutti i Paesi industrializzati sino a raggiungere la frequenza di 1 caso ogni 54 bambini negli USA, secondo i dati dei CDC (Centre of Desease Control and Prevention). E’ un incremento a dir poco preoccupante: si parla di epidemia di autismo. Chi minimizza il fenomeno sostiene che la crescita esponenziale dei casi si deve ad una maggiore consapevolezza del problema ed a migliori diagnosi. Sarebbero oggi classificati come autistici bambini che fino a qualche decennio fa avrebbero ricevuto una diagnosi, per esempio, di ritardo mentale. In realtà, come osserva in un’ intervista sul TIME (29 marzo 2012) Mark Roithmayr, presidente di Autism Speaks, un ‘associazione di ricerca e di supporto all’autismo, una migliore diagnosi può spiegare al massimo la metà dei casi in aumento, ma non oltre. L’Autismo, raro fino alla seconda metà degli anni ’80 è aumentato progressivamente in tutti i Paesi industrializzati sino a raggiungere la frequenza di 1 caso ogni 54 bambini negli USA, secondo i dati dei CDC (Centre of Desease Control and Prevention). E’ un incremento a dir poco preoccupante: si parla di epidemia di autismo. Chi minimizza il fenomeno sostiene che la crescita esponenziale dei casi si deve ad una maggiore consapevolezza del problema ed a migliori diagnosi. Sarebbero oggi classificati come autistici bambini che fino a qualche decennio fa avrebbero ricevuto una diagnosi, per esempio, di ritardo mentale. In realtà, come osserva in un’ intervista sul TIME (29 marzo 2012) Mark Roithmayr, presidente di Autism Speaks, un ‘associazione di ricerca e di supporto all’autismo, una migliore diagnosi può spiegare al massimo la metà dei casi in aumento, ma non oltre.

Le cause sono ancora oggetto di studio e di contrastanti dibattiti. L’unico punto su cui c’è accordo sembra essere l’affermazione che appare problematico attribuire ad un’unica “causa biologica” una condizione clinica ancora non definita con esattezza. Le varie tesi si dividono fondamentalmente in due campi: quelle che attribuiscono la causa alla genetica, e quelle secondo cui l’origine dell’autismo andrebbe rintracciata in particolari fattori esterni, quali alimentazione, inquinamento, sostanze tossiche assunte durante la gestazione e dopo la nascita, abuso di farmaci e vaccinazioni.

Le diverse ipotesi sulle alterazioni genetiche, anche venissero confermate, verrebbero a spiegare solo una parte dei casi di autismo, il 5% secondo alcuni, al massimo il 30% secondo altri. Il restante 70 % rimarrebbe comunque senza una valida spiegazione.1

Nessuna malattia genetica ha mai registrato picchi del genere, al massimo l’incremento è del 3-4 % in una generazione, cioè in venticinque-trenta anni.

L’aumentata incidenza di autismo registrata in questi ultimi 20 anni è sostenuta principalmente dalla forma regressiva, in cui è evidente l’importanza delle cause esterne scatenanti. Queste sono rappresentate dai profondi cambiamenti del nostro modo di vivere. L’inquinamento ambientale ed alimentare è letteralmente esploso ed attualmente ha raggiunto livelli assolutamente non controllabili, alterando le capacità di risposta del sistema immunitario, soprattutto dei bambini più piccoli, stravolgendone la fisiologia. Si ritiene che farmaci anticonvulsivanti, quali acido valproico e carbamazepima, e talidomide; infezioni virali (rosolia, citomegalovirus); pesticidi organofosfati (clorpirifos)possano causare un danno che si instaura anche prima della nascita, a causa di un’ azione diretta su enzimi cellulari del tessuto nervoso o per un meccanismo indiretto sulla funzione placentare.

La recente pubblicazione di uno studio sulle relazioni epidemiologiche e molecolari tra vaccini e la prevalenza di disordini dello spettro autistico apre nuove prospettive per la comprensione di questa patologia2. Sono state esaminate le conseguenze per la salute pubblica dei vaccini prodotti da linee cellulari fetali che contengono residui di DNA fetale umano. “La ricerca ha analizzato e confrontato i dati sulla copertura vaccinale conto morbillo, parotite, rosolia e quelli sulla prevalenza dei disordini dello spettro autistico in Norvegia, Svezia e nel Regno Unito, utilizzando sia siti web pubblici e governativi che articoli peer-reviewed pubblicati. La copertura vaccinale contro morbillo, parotite e rosolia si è ridotta a valori inferiori al 90% dopo la pubblicazione del famigerato studio del dottor Wakefield del 1998, per poi recuperare lentamente dopo il 2001 fino a raggiungere una copertura di più del 90% nel 2004”-scrivono gli autori. Nello stesso periodo di tempo, la prevalenza media del disturbo dello spettro autistico nel Regno Unito, in Norvegia e Svezia è scesa notevolmente per i soggetti nati dopo il 1998 ed è gradualmente aumentata per i nati dopo il 2000. I ricercatori, nelle loro conclusioni affermano che “proprio questa riduzione della copertura vaccinale, definita “Wakefield Scare”, ha creato un esperimento naturale che può dare prova di una relazione causale tra vaccini da linea cellulare fetale e prevalenza di ASD. I vaccini fabbricati in linee di cellule fetali umane contengono livelli inaccettabilmente elevati di frammenti contaminanti di DNA fetale. Il genoma umano contiene naturalmente aree soggette alla formazione di doppia interruzione del filamento di DNA e di mutagenesi inserzionale.”

Pubblicheremo presto la traduzione integrale dell’articolo, augurandoci che si possa fare piena luce sulle cause di una malattia, ancora oggi oscure, e per la quale l’affermazione dell’assoluta estraneità delle vaccinazioni è smentita ancora una volta.

1 L'affermazione è di Christian Schaaf, professore associato di genetica molecolare ed umana al Baylor College di Medicina;