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L’AIFA dispone il ritiro di diversi lotti ma le ASL somministrano ugualmente i vaccini

Autismo e vaccini

By Coalizione Autismo e Vaccini on 12 novembre 2014

In questo Paese c’è qualcosa che palesemente non funziona nelle comunicazioni e lo scenario è davvero inquietante perché, oltre a preoccupare molte famiglie, siamo di fronte all’ennesima storia di malpractice sanitaria tutta italiana.

Sul banco degli imputati troviamo la gestione delle informazioni istituzionali, inviate regolarmente dall’AIFA in data 29/09/2014 e in data 13/10/2014, in merito a vaccini facoltativi [o raccomandati che dir si voglia] inoculati ugualmente nei bambini benché fosse stata data disposizione di ritiro immediato dal mercato perché contenevano contaminanti pericolosi.

Potete immaginare la comprensibile preoccupazione/disperazione vissuta dai genitori che hanno scoperto, ovviamente per caso, che i propri figli avevano ricevuto i lotti specifici del vaccino antimeningococcico Meningitec, revocato in tutto il mondo per contaminazione da particelle, oppure del vaccino antiepatite-A Epaxal [circolare 9015 dell’AIFA] revocato per presenza di particelle riscontrate sulla linea di riempimento, ma non nelle siringhe, del medicinale.

Altra questione singolare è che talune ASL hanno fornito istruzioni, ai propri operatori, che rasentano il limite del grottesco:

se ci fosse qualcuno al quale è stato somministrato il vaccino e chiede spiegazioni sulla sicurezza delle dosi già somministrate, dovete tranquillizzarli perché non c’è alcun pericolo.

In tutta sincerità, facendo uno sforzo di cortesia [perché qualcuno potrebbe offendersi da quanto è suscettibile alla pubblicazione della verità dei fatti], una simile affermazione può essere formulata esclusivamente da un incompetente.

Al di là di una corposa mole di studi scientifici che attesta la dannosità di queste impurità, soprattutto quando queste, come nei casi di specie, hanno la possibilità di entrare nell’organismo per via intramuscolare, siamo certamente di fronte all’ennesimo esempio che conferma il fallimento della farmacovigilanza passiva del nostro paese: al 99,9% basata sulle segnalazioni spontanee provenienti dai professionisti sanitari del settore, è pressoché inesistente stante la cattiva abitudine dei predetti professionisti a sottovalutare la portata di qualsiasi evento che riguarda le vaccinazioni [under reporting].

Per una serie di ragioni, ampiamente spiegate dalla sapiente mano del Dott. Stefano Montanari, queste impurità, che possono pesare anche milioni di volte meno di un polline, una volta entrate nell’organismo hanno la potenzialità di provocare una lunga serie di malattie chiamate nanopatologie: ictus, infarto del miocardio, trombo-embolia polmonare, una serie corposa di tumori, malattie neuroendocrine e, non ultime, malattie a carico del sistema nervoso centrale. Addirittura anni fa, il laboratorio Nanodiagnostics di Modena, dimostrò, molto prima che qualche università lo facesse, che quelle entità sono capaci di penetrare nel nucleo delle cellule interferendo negativamente sul DNA.

Alla bontà dei comunicati devono fare riscontro dei fatti che, sperando di sbagliare, sono tutt’altro che confortanti e non si può parlare di trasparenza istituzionale quando gli operatori sul campo se ne infischiano delle disposizioni ricevute.

Altrettanto ridicoli e farneticanti sono quei comunicati che vorrebbero comprovare l’esistenza di controlli scrupolosi sui vaccini. Impossibile non riformulare alcune semplici domande:

1. chi ci assicura che siano stati effettuati severi controlli di qualità sui vaccini destinati ai nostri figli?

2. chi ci assicura che siano stati effettuati severi controlli di qualità sulle giacenze delle ASL dei vaccini destinati ai nostri figli?

3. perché non si divulga pubblicamente l’evidenza documentata dei controlli di qualità da parte del Ministero, dell’Istituto Superiore di Sanità, dell’AIFA, e/o di altri laboratori delegati?

4. perché sono stati somministrati vaccini che non dovevano essere utilizzati?

I controlli post produzione dei vaccini, di norma, vengono demandati alle stesse case farmaceutiche produttrici; quest’ultime sono notoriamente, giuridicamente e contrattualmente, “irresponsabili” per danni a terzi, con ovvie e gravi ripercussioni in ordine di sicurezza dei prodotti, in quanto il consenso informato firmato dai genitori ha valore legale di liberatoria per le aziende che producono il farmaco somministrato.

Tuttavia, qui siamo di fronte a una questione di responsabilità professionale [negligenza, imprudenza, imperizia ed inosservanza di Leggi e regolamenti] da parte dei medici vaccinatori che, pur essendo stati informati, hanno deciso “deliberatamente” di somministrare un farmaco potenzialmente dannoso. E quando accade tutto ciò, il consenso informato non ha valore e le richieste di risarcimento sono “legittime” per tutte quelle informazioni che sono state “omesse” e “non correttamente riportate”.

Infine, anche se il trattamento in oggetto non ha causato problema alcuno in tema di salute e/o responsabilità professionale per colpa, il medico vaccinatore può essere chiamato a rispondere di lesione personale volontaria [art. 582 codice penale ] e del delitto di violenza privata [art. 610 codice penale].

Ad oggi, più di trenta famiglie, in gran parte della regione Lazio, hanno avviato una causa giudiziaria poiché hanno accertato, dal numero del lotto apposto sul libretto sanitario dei propri figli [che deve essere obbligatorio per legge], che i propri figli hanno ricevuto la somministrazione dei lotti incriminati in data successiva a quella del ritiro ufficiale.