Article reference: http://www.laleva.org/it/2007/04/integratori_alimentari_scienziati_contestano_filosofia_della_precauzione.html

Integratori alimentari: Scienziati contestano Filosofia della Precauzione

Un nuovo lavoro scientifico pubblicato nella rivista specializzata "Food Science and Nutrition" - Scienza dell'alimentazione e nutrizione - analizza la direttiva europea sugli integratori alimentari. La conclusione è che nel caso della nutrizione il principio della precauzione, applicato in modo asimmetrico, risulta più dannoso che l'assenza di legislazione che ha caratterizzato il periodo passato.

In tema di micronutrienti dicono Aalt Bast dell’Università di Maastricht e Jaap Hanekamp della Fondazione HAN, la carenza è molto più dannosa che ipotetici eccessi di consumo. La legislazione sugli integratori, concentrandosi solamente sull'eccesso e lasciando per strada la questione di danni alla salute da una alimentazione insufficiente, rischia di avere un effetto proprio opposto a quello che sta alla base della legislazione: la protezione della salute e della vita dei cittadini europei.

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Integratori alimentari: Scienziati contestano Filosofia della Precauzione


Due scienziati olandesi, Aalt Bast dell’Università di Maastricht e Jaap Hanekamp della Fondazione HAN contestano la filosofia della precauzione e del controllo della direttiva Europea che regola gli integratori alimentari, prodotti salutari contenenti vitamine, minerali ed altri bio-ingredienti utili alla salute umana.


L'articolo: Food Supplements and European Regulation within a Precautionary Context: A Critique and Implications for Nutritional, Toxicological and Regulatory Consistency


Nel loro articolo pubblicato in Critical Reviews in Food Science and Nutrition, accusano che il reale effetto della direttiva non è poi proteggere molto la salute del consumatore ma un tipo di “protezione secondaria”, uno scudo per la buona reputazione e la carriera dei legislatori, dei burocrati e degli scienziati. Quel che gli autori della direttiva hanno realmente fatto, secondo Bast e Hanekamp, è aver coperto loro stessi. Hanno 'fatto qualcosa', proprio nel caso in cui qualcosa andasse male con gli integratori. Nel frattempo, i benefici che l’abbondante reperibilità dei nutrienti dagli integratori di vitamine e minerali potrebbe apportare per la salute pubblica è soffocata da un’eccesso di burocrazia – minacciando di ottenere esattamente l’opposto dell’obiettivo pubblicamente dichiarato, che è "un alto livello di protezione della salute del consumatore".

La direttiva europea sugli integratori alimentari è stata duramente criticata dagli specialisti della medicina naturale, dai consumatori, dai produttori e dai rivenditori di integratori alimentari. La direttiva è stata anche sottoposta ad una causa legale che contestava la validità di questa struttura legale per gli alimenti contenenti nutrienti concentrati. La Corte di giustizia europea ha scelto di confermarne la validità, nonostante il procuratore generale avesse altamente raccomandato di adottare un provvedimento diverso, definendo le procedure della direttiva “tanto trasparenti quanto una scatola nera”.

Originariamente, l’intenzione della direttiva era facilitare il commercio di integratori nel mercato comune europeo, così come proteggere la salute dei consumatori. Uno degli obiettivi era di prevenire ipotetici danni dal consumo di "troppo di una buona cosa". Quello che gli autori della direttiva non hanno considerato è che, secondo dei sondaggi effettuati dalle amministrazioni governative, la maggior parte delle persone non assume nemmeno il minimo indispensabile di nutrienti, per non parlare della quantità ottimale per una buona salute.

Nonostante l’approvazione della direttiva nel lontano giugno 2002, le sue questioni principali rimangono ancora irrisolte. Limiti ai dosaggi dei nutrienti negli integratori sono ancora in discussione presso la Commissione. É attesa una decisione non prima della fine dell’anno in corso. L’elenco restrittivo delle fonti di nutrienti che possono essere impiegate come ingredienti è tutto tranne che soddisfacente. L’Alliance for Natural Health ha recentemente elaborato dei dossiers di informazioni necessari per l'approvazione di nuovi nutrienti con l'intento di testare la procedura per far approvare nutrienti che la direttiva non ha considerato nella sua lista originale.

La direttiva richiede ai produttori di fornire prova scientifica della non-tossicità degli ingredienti che già sono stati in uso per anni, alcuni per decenni, ma i dati – costosi esperimenti clinici e studi scientifici generalmente eseguiti per i prodotti farmaceutici – sono difficili da ottenere per semplici sostanze nutrienti. Una determinazione finale sull’uso continuato di questi ingredienti negli integratori è attesa non prima del 2009. Nel frattempo lo status quo è salvo per deroghe che scadranno nel mese di dicembre di tale anno.

Come la spada di Damocle, questa direttiva sta minacciando la libertà di scelta e la salute dei consumatori, la professione dei nutrizionisti ed il sostentamento dei produttori di integratori alimentari e dei negozi da quasi cinque anni a questa parte, situazione per ora senza via d'uscita. La direttiva è una “soluzione” politica per un problema che in tutta probabilità non è mai stato tale.

Qual è esattamente il punto di vista dei due scienziati che ora sono intervenuti sulla discussione attorno alla filosofia restrittiva della direttiva e quale soluzione propongono per uscire da questa situazione ingarbugliata apparentemente senza speranza di risoluzione. Il seguente è un riassunto ma chi ha interesse a conoscerne tutti i dettagli, dovrà leggere l’intero articolo - disponibile solo in inglese ...

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Integratori alimentari e regolamentazione europea nell’ambito di un contesto di precauzione: Critica e implicazioni per la coerenza della regolamentazione nutrizionale e tossicologica

J. C. HANEKAMP
Istituto di Ricerca HAN

A. BAST
Università di Mastricht, Dipartimento di Farmacologia e Tossicologia

(originale disponibile qui )

Abstract degli autori: In questo documento, poniamo sotto esame la legislazione europea nel campo degli integratori alimentari micronutrienti e la troviamo carente. Dimostriamo che il principio della precauzionalità, insito nella legislazione europea in materia di alimentazione, preverrà sviluppi innovativi in questo campo. In vista dei progressi scientifici nella ricerca sui micronutrienti, di conseguenza critichiamo la prospettiva della precauzionalità e proponiamo una nuova prospettiva sulla regolazione degli integratori alimentari contenenti micronutrienti. Tuttavia, questo richiede una transizione dell’approccio corrente del RDA basato sulla "sopravvivenza" ad un approccio di un nuovo RDA "basato sull'ottimizzazione della salute". In questa transizione che auguriamo, l’integrità genomica è di grande importanza.

Il seguente riassunto dei punti salienti dell'articolo è fatto da Sepp Hasslberger

Traduzione di Silvia Rubeo

Gli alimenti sono essenziali per il mantenimento, lo sviluppo, il funzionamento e la riproduzione della vita umana. I rischi maggiori connessi con gli alimenti sono la contaminazione microbatterica (alimenti guasti o altrimenti “andati a male”) ed uno squilibrio di nutrienti, ciò significa che a volte noi assumiamo troppo poco o troppo di qualche nutriente.

La direttiva sugli integratori alimentari è basata su alcune regole di base e principi di gestione, che includono un alto livello di protezione del consumatore, una molto diffusa disponibilità di alimenti; l’idea che dei limiti superiori di sicurezza debbano essere stabiliti attraverso una metodologia di valutazione del rischio convenzionale e che i massimi livelli permessi debbano essere sviluppati in riferimento al consumo alimentare quotidiano. E' richiesta una valutazione del rischio prima dell’introduzione sul mercato dei micronutrienti non ancora elencati nelle liste positive della direttiva e sono necessarie delle regole sulla presentazione al pubblico degli integratori alimentari contenenti micronutrienti, incluse le direzioni su come etichettare gli integratori e quali indicazioni sui loro effetti salutari sono accettabili.

Queste regole base e principi implicano in se distinti sottintesi di precauzione, ponendo l'attenzione sul rischio di un’eccessiva ingestione di micronutrienti dagli integratori alimentari. Anche i prodotti che sono stati presenti sul mercato per anni soggetti alle leggi nazionali, sono ora soggetti ad approvazione, e possono perdere il loro status di prodotti legittimi come parte di questo processo di revisione ordinato dalla direttiva.

Un grande problema con questo approccio è che è in pratica impossibile dimostrare la sicurezza totale. Cramer, Ford ed Hall hanno descritto il dilemma nel 1978 nel loro influente studio sul “paradigma della valutazione”. Il loro punto di vista evidenzia alcuni dei valori considerati dalla direttiva sugli integratori alimentari:

“La valutazione della sicurezza resta intrappolata in un circolo della frustrazione. Non è possibile né sensato cercare di ottenere le informazioni necessarie per valutare ogni rischio tossico immaginabile associato con ogni sostanza, e la ricerca di una sicurezza maggiore quindi richiede che si stabiliscano delle priorità come dei limiti sensati per l’indagine. Fare questo con sicurezza richiede il possesso delle molte informazioni mancanti e che possono essere ottenute solo lentamente su poche sostanze alla volta, con significativa incertezza e ad un costo considerevole. Questo richiede lo stabilire di priorità e completa il circolo della frustrazione.”

L’incessante valutazione, in altre parole, di un crescente numero di micronutrienti o altre sostanze alimentari si dimostrerà proibitiva in termini di ricerca limitata, e di ristrette risorse e strutture governative, sia umane che finanziarie. In modo più significativo, sebbene le questioni sulla sicurezza possano essere strutturate in termini scientifici, non possono ricevere risposte dalla scienza a causa di questi impedimenti.

Le scelte di gestione che derivano da una fissazione sulle preoccupazioni circa la tossicità possono in ogni caso dimostrarsi di essere estremamente conservatrici e per giunta irrealizzabili. Poiché c’è un costo per la regolamentazione, un altro tipo di analisi del rapporto costo-beneficio deve includere uno sguardo a quanto e quale tipo di regolamentazione produca quanta salute e/o impedisca quanto rischio con il contributo di quanta ricerca scientifica in relazione alla consumazione di integratori alimentari micronutrienti.

Numerose analisi economiche dimostrano che al di là di certi costi socio-economici e governativi, la regolamentazione che pianifica un aumento della sicurezza può avere l’effetto opposto da quello progettato. Ci sono "incidenti indotti dai costi", che necessitano di essere inclusi nelle analisi dei rischi e dei benefici previsti.

Questo solleva la questione se la regolamentazione ed i controlli debbano essere ex ante (prima del fatto) o ex post (dopo il fatto). Il punto di vista degli autori è che la regolamentazione che lascia una certa libertà e regola questioni ex post è certamente preferibile all’approccio ex ante della direttiva.


Omeostasi

I micronutrienti sono caratterizzati da un duplice profilo di rischi e benefici. Ci sono i rischi dell’eccesso e quelli della mancanza. Generalmente, nel caso dei micronutrienti, i rischi della mancanza sono superiori a quelli dell'eccesso. C’è anche una vasta gamma di benefici di un consumo ottimale - che chiamiamo omeostasi – tra gli estremi di mancanza ed eccesso.



In questo grafico (cliccare per ingrandire), gli autori hanno riassunto la curva generica di dose-risposta farmacologica, espressa in termini di micronutrienti essenziali come vitamine, minerali ed altri composti. Il diagramma con la curva ad U è presentato in modo invertito. Il grafico non mostra la mancanza o la tossicità in eccesso da un punto di vista legislativo ma si concentra sull’organismo in quanto tale, com’è esposto nella sua totalità ad una certa gamma di concentrazione di micronutrienti. La prospettiva unilaterale della normativa è mostrata in fondo all’immagine.

Per illustrare ulteriormente questo concetto di preoccupazione unilaterale, si nota che l’organo britannico "Expert Group on Vitamins and Minerals" (Gruppo di esperti su vitamine e minerali) ed altri organi interpellati per valutare il rischio di micronutrienti, generalmente non considerano i benefici dei micronutrienti e danno al meglio una considerazione rapida sulla mancanza, mentre si concentrano fortemente sulle possibilità di eccesso tossicologico.


Integrità genomica

L’integrità del genoma umano è un campo di ricerca abbastanza nuovo. I micronutrienti costituiscono un fattore chiave nella determinazione dell’integrità genomica, (la riparazione e la sintesi del DNA e l'apoptosi). C’è un crescente numero di prove che elevati livelli di molti micronutrienti possono essere necessari per queste reazioni di mantenimento del DNA e che le quantità giornaliere raccomandate per dei micronutrienti potrebbero essere insufficienti per difenderci contro l’instabilità genomica. Il selenio, i polifenoli e la vitamina D sono alcuni esempi di micronutrienti che sono protettivi a livelli più alti di quelli generalmente considerati “adeguati”.

Considerando i micronutrienti da una prospettiva generale, vediamo che i rischi per la salute sono principalmente connessi, storicamente, economicamente e tossicologicamente, ad un apporto inadeguato. Perciò urge esaminare il principio della precauzionalità, uno dei pilastri della direttiva sugli integratori alimentari.


Il principio della precauzionalità

L’essenza del pensiero riguardante il principio di precauzionalità può essere meglio enucleato all’interno della definizione di Rio che è considerata la più autorevole tra le molte formulazioni del principio di precauzionalità che può essere trovato attualmente.

“. . . Qualora ci siano minacce di danno serio ed irreversibile, la mancanza di una completa certezza scientifica non deve essere usata come una ragione per rimandare misure efficaci dal punto di vista dei costi per impedire la degradazione ambientale.”.

Comunque, l’ambizione ad impedire rischi aleatori è irraggiungibile. Da un punto di vista logico la definizione di Rio, come la più autorevole delle definizioni, è senza significato, poiché la mancanza di certezza scientifica, che è presentata come senza risoluzione mediante il metodo scientifico, ci priva della possibilità di calcolare costi e benefici delle misure precauzionali. Inoltre, il problema del principio della precauzionalità è che non fornisce alcun orientamento. Come spiega Sunstein:

“Il vero problema con il principio della precauzionalità . . . è che è incoerente; si prefigge di dare una guida, ma fallisce in questo proposito, perché condanna i vari passaggi che richiede. Le norme che il principio richiede danno sempre origine a dei rischi ad esso propriamente connessi – e perciò il principio bandisce quello che simultaneamente pone sotto mandato.”

Analizzando il principio da questo livello logico fondamentale, possiamo notare le sue contraddizioni interne. Per decidere su un "modo sicuro", vengono evocati nuovi rischi (da un eccesso di regolamentazione) che quindi evocano risposte precauzionali secondarie, in una potenziale catena senza fine. L’unico modo per limitare quella progressione di più regolamentazioni e come conseguenza più rischi, è limitare la precauzione. Non si può essere cauti su tutti i fronti. La sicurezza totale è irraggiungibile, se non alle spese di una totale immobilità, che certamente osteggia lo scopo della precauzione.

Devono essere fatte delle scelte. Tuttavia in quel caso il principio non è più un principio ma, diventa una giustificazione per scelte che devono essere fatte in armonia con la visione del mondo predominante, risolvendosi in linee politiche che sono insensibili agli effetti esterni negativi che creano.


Gli integratori alimentari e la precauzione

Ritornando alla questione degli integratori alimentari, notiamo che la scelta cruciale (non quella della sicurezza ma quella della visione del mondo) è già stata fatta. La vediamo formulata nella direttiva sugli integratori alimentari:

“Un’alimentazione adeguata e varia potrebbe, in circostanze normali, fornire tutti i nutrienti necessari per il normale sviluppo ed il mantenimento di una vita sana in quantità che corrispondono a quelle stabilite e raccomandate da dati scientifici generalmente accettati. . . .”

Quindi, l’indirizzo della regolamentazione è già stato "rinchiuso" nel processo.

Dal punto di vista di questa affermazione nella direttiva sugli integratori alimentari, gli integratori alimentari sono considerati dei prodotti superflui che, per predefinizione, hanno bisogno solo di regolamentazione per l’eccesso tossicologico; una dieta varia è più o meno una garanzia per un consumo sufficiente di micronutrienti e di conseguenza per la salute umana. Il termine "dieta normale" trascura la domanda su cosa si intenda esattamente per dieta normale. La verità lapalissiana che noi possiamo ottenere tutto quello di cui necessitiamo da una dieta bilanciata regge solo se noi realmente seguiamo coerentemente una tale dieta in modo bilanciato. La prospettiva qui esposta dalla CE è quindi tautologica: adeguata è per predefinizione adeguata. Come questa adeguatezza possa essere raggiunta, e in cosa dovrebbe consistere una dieta adeguata realmente rimane argomento indiscusso. Inoltre, fattori che influiscono sullo stato nutrizionale individuale, sono solo in parte riconducibili al consumo alimentare sul quale la CE focalizza la sua attenzione. Mal assorbimento (genetico o per altre cause) ed aumento delle necessità nutrizionali (per esempio durante un periodo di malattia) sono altri fattori che hanno grande importanza per lo status nutrizionale degli individui. Ad ogni modo questi aspetti non vengono considerati.


Gestire i rischi secondari

Nell’ambito del contesto della precauzionalità sopra descritta, la direttiva sugli integratori alimentari focalizza la sua attenzione soprattutto sulla gestione del rischio secondario. Le autorità e gli esperti (scientifici) in generale vengono resi sempre più responsabili per quello che fanno e quindi stanno diventando sempre più ossessionati dalla gestione dei loro rischi. In particolare, i rischi secondari alla propria reputazione stanno diventando tanto significativi quanto i rischi primari verso i quali le linee politiche devono, infatti, essere orientate.

La cultura regolatoria sempre più dominante, quella dell’avversione al rischio, quindi genera una linea politica sugli integratori alimentari focalizzata singolarmente sui rischi di tossicità dell’eccesso, facendo simultaneamente lezioni ai cittadini europei per “seguire un regime alimentare salutare normale”. Quindi, la direttiva elude la responsabilità per la salute umana dei cittadini europei: l’intossicazione come un risultato di un’ingestione d’integratori alimentari è un fenomeno molto più visibile, enfatizzato dai pregiudizi sull’informazione negativa circa i possibili rischi per la salute di prodotti o attività, che non le malattie da mancanza, le quali non sono (e non possono essere) connesse a qualsiasi attività regolamentatrice (poiché i regolamentatori europei non sono responsabili per le abitudini alimentari individuali dei cittadini europei), ma che hanno un impatto molto più forte sulla salute pubblica.

E’ anche interessante sottolineare, come evidenziano gli autori, che il mercato europeo è stato di fatti deregolamentato negli anni ‘80, ma che con l’istituzionalizzazione della mancanza di fiducia nella rappresentazione del consumatore, la legittimità dell’intervento del governo sul mercato è stata ristabilita e trova una delle sue espressioni nella direttiva sugli integratori alimentari.


La Corte di Giustizia dell’Unione Europea

La Corte Europea di Giustizia, nella sua decisione che conferma la legittimità della direttiva, segue la medesima linea di ragionamento. Ad ogni modo il suo punto di vista sui micronutrienti e sull'esistenza di presunti rischi ha come risultato una a priori selezione delle conoscenze scientifiche distorta verso il principio di precauzionalità e la sua sfiducia istituzionalizzata. Ma più importante, viene ignorato uno dei principi fondamentali della legislazione europea il che, nel caso dei micronutrienti è a maggior ragione ironico: "un alto livello di protezione per la vita e la salute umana".

Poiché è possibile dimostrare che esiste un rischio particolare, ma d’altra parte del tutto impossibile dimostrare l’assenza di ogni rischio, il principio di precauzionalità tende a generare una probatio diabolica, un bisogno di dimostrare una cosa che non può essere dimostrata, il risultato è un’impossibilità ed è quindi illegale.

Riassumendo questo capitolo, gli autori dicono che l'attuale prospettiva della direttiva in materia di integratori alimentari sui micronutrienti semplicemente non è proponibile. Il principio di preacuzionalità non ha posto nel dibattito sui micronutrienti a causa del diagramma con la curva ad U (il grafico sopra che presenta la curva invertita). Infatti, la mancanza di nutrienti che influisce sulla salute a lungo termine (cancro e malattie degenerative) sembra essere un rischio molto più interessante in termini legislativi. Ames è piuttosto risoluto quando afferma che:

“Una regolazione metabolica attraverso una migliore riserva di micronutrienti è probabile che apporti grandi benefici alla salute, in particolare a coloro che hanno un regime alimentare inadeguato, come molti poveri, giovani, obesi e persone anziane. Le questioni discusse qui mettono in luce la necessità di educare il pubblico sulla cruciale importanza della nutrizione e dei potenziali benefici per la salute di una integrazione giornaliera con un multivitaminico/minerale semplice e disponibile a buon mercato. Regolare il metabolismo per massimizzare la salute umana e la durata della vita necessiterà che scienziati, clinici ed educatori abbandonino modelli obsoleti per esplorare metodi più significativi per la prevenzione delle malattie croniche e per raggiungere una salute ottimale. Sta diventando chiaro che le diete non bilanciate daranno presto il più vasto contributo ad una cattiva salute, insieme al fumo che le segue a distanza ravvicinata.”.

Verso una nuova linea politica in materia di integratori alimentari

Poiché gli integratori alimentari potrebbero costituire un’aggiunta all’alimentazione umana relativamente sicura ed efficace dal punto di vista dei costi, e considerando il bisogno di raggiungere un “alto livello di protezione per la salute e la vita dell’essere umano”, bisogna prendere sul serio l'esistente mole di ricerche scientifiche in materia di nutrienti ed i loro effetti sulla salute. Non c'è spazio per lo scetticismo e bisogna prendere in considerazione il totale peso dell’evidenza, eliminando i pregiudizi correnti verso l’eccesso di tossicità, che sono contrari al metodo scientifico. Una regolamentazione realistica deve decidere quale livello di pubblico intervento è giustificato e necessario. Questo non viene quasi mai preso in considerazione nell’ambito del "paradigma del rischio". A questo proposito gli autori citano John Stuart Mill, che ha detto:

“Tuttavia, quando non c’è certezza, ma solo un pericolo di comportamento pericoloso, nessuno tranne la persona stessa può giudicare la sufficienza di un motivo che può spingerlo ad incorrere nel rischio: in questo caso, quindi, (se non è un bambino, o delirante, o in qualche stato di eccitazione o eccessivo assorbimento in attività dirette o indirette incompatibile con il pieno uso delle facoltà razionali,) deve, secondo me, essere solo avvertito del pericolo; non gli deve essere impedita in modo coercitivo la sua esposizione al pericolo stesso.”

Così la proposta degli autori per una linea politica di mercato più realistica per gli integratori alimentari è inserire gli integratori all’interno di un contesto costo-benefici, orientare la legislazione in maniera ex-post e porre attenzione sui possibili benefici della nutrizione e di una costante innovazione nel campo della nutrizione. La regolamentazione deve essere altresì orientata verso il mercato, il ché significa creare un "campo di gioco piano" che non dia vantaggi ad una sola delle parti – una situazione dove piccole e medie imprese hanno la facoltà di competere ad armi pari con le multinazionali.


Normale Uso Raccomandato - Intended Normal Use (INU)

Il consumo di integratori avviene dopo una scelta individuale e cosciente di aggiungere uno o più nutrienti a quello che mangiamo. Nessuno vi è esposto involontariamente, come sarebbe nel caso dei composti alimentari contenuti nei cibi, oppure quelli aggiunti a proposito. Già nel corrente contesto legislativo è cruciale, per coloro che operano nel commercio alimentare e, di fatto, per chiunque sia interessato alla fornitura o alla sponsorizzazione di nutrienti, di considerare seriamente le questioni della fiducia, della responsabilità, della sicurezza del prodotto e la protezione del consumatore. In ogni caso, i semplici fatti dell’economia famigliare assicureranno che non ci saranno involontari eccessi nel consumo di micronutrienti.

Il concetto cardine nel nuovo orientamento che proponiamo per la regolamentazione di integratori alimentari è il principio di gestione del "normale uso raccomandato - intended normal use" (INU), che è la raccomandazione del produttore che quantifica quanto ed in quali circostanze consumare, come è espressa sull’involucro del prodotto. Infatti, questo è come si è agito fino ad ora, ed i rischi di questo approccio si sono dimostrati estremamente bassi, per non dire minimi. Si propone che gli integratori alimentari debbano essere permessi nel mercato senza stabilire massimi o minimi livelli di contenuti. Le RDA debbono giocare un ruolo primario nella presentazione del prodotto, insieme con un SUL (safe upper level - livello superiore di sicurezza), laddove ci siano delle serie e specifiche preoccupazioni sulla sicurezza.

Un approccio ex post alla regolamentazione, dove la sicurezza viene affrontata sulle basi della prevenzione e dei dati scientifici verificabili, incoraggerebbe sia l’innovazione sia un campo di gioco piano per le società. L'elencazione restrittiva di ingredienti concessi secondo la strategia corrente della negazione d'accesso al mercato in assenza di prove ("no-data-no-market") è contraria all’innovazione ed implicitamente contraria agli obiettivi di una migliore salute pubblica.

Poiché i nutrienti costituiscono un importante fattore nella riduzione dei rischi di malattia, è probabile che, in futuro, si possano stabilire raccomandazioni di nutrienti differenti da quelle stabilite dalle attuali RDA, per prendere in considerazione benefici a lungo termine e la riduzione degli effetti dell’invecchiamento. Gli autori lo chiamano un concetto n-RDA (nuove RDA) e raccomandano che la salute pubblica sia monitorata in relazione all’ingestione di integratori alimentari contenenti micronutrienti per rivelare schemi di consumo, rischi associati e potenziali benefici.


Le CONCLUSIONI riassumono lo studio

Come riflessione di apertura supponiamo che a proposito di benefici e rischi dei micronutrienti sembra chiaro che il “paradigma della valutazione” implicitamente alla base della direttiva sugli integratori alimentari, ha gonfiato fuori ogni misura il significato della valutazione scientifica come mezzo per affrontare questioni di salute e sicurezza. Questa legislazione vuole, tra l'altro, affrontare questioni trans-scientifiche (giudizi di valore) attraverso l'uso del metodo scientifico, una cosa del tutto irraggiungibile.

Le linee politiche dirette alla salute umana, devono per definizione diffidare degli obiettivi fissi e delle possibilità che scienza e regolamentazione hanno da offrire. L’utilità della regolamentazione è il nocciolo centrale. La direttiva europea sugli integratori alimentari ha come suo obiettivo fondamentale un “alto livello di protezione della salute e della vita umana”, che, comunque è specificatamente tradotto in modo asimmetrico precauzionale; solamente l’eccesso di tossicità viene considerato con attenzione.

Questo allora immediatamente mostra il difetto critico, poiché ci sono dei rischi su tutte le sfaccettature dell’equazione legislativa. Per questa ragione, il principio della precauzionalità, a prescindere dalle nostre riserve, e dalle critiche espresse da altri altrove, non ha posto nel campo della regolamentazione in materia di integratori alimentari micronutrienti. Focalizzando l’attenzione sul rischio dell’eccesso di tossicità con riferimento alla generale accettabilità della precauzione genera un paradosso precauzionale: la cautela che “dovrebbe” renderci incerti causa danno, un danno che noi dovremmo fermare prima di permettergli di sopraggiungere.

Dal punto di vista della gestione del rischio, la direttiva sugli integratori alimentari, secondo noi, soddisfa soprattutto delle inclinazioni alla gestione dei rischi secondari (responsabilità e reputazione), nel riferirsi esplicitamente alla “dieta normale” come fonte sufficiente dei micronutrienti necessari. Agendo in questo modo, l’integrazione degli alimenti con micronutrienti è implicitamente considerata superflua. Quindi, la direttiva evita apertamente le sue responsabilità riguardanti la salute umana dei cittadini europei: l’intossicazione come risultato dell'ingestione di integratori alimentari è un fenomeno infinitamente più “visibile”, ulteriormente potenziato da pregiudiziali informazioni negative sui possibili rischi sulla salute di prodotti o attività, in confronto alle malattie dovute a carenze nutrizionali che non sono (e non possono essere) imputate all'attività della regolamentazione, benché abbiano un impatto sulla salute pubblica molto più forte.

Il modello che proponiamo limita le influenze governative sul mercato internazionale. Questo certamente comporta una valutazione che, comunque, è confortata da deliberazioni sui costi e benefici. I governi devono stabilire il quadro di regole su salute e sicurezza, all'interno del quale l’uso normale raccomandato e la buona pratica di manufattura sono i fattori fondamentali. Il pericolo del mercato, la primaria [pre]occupazione della cultura della precauzionalità, non sembra un problema importante considerando che i maggiori rischi dei micronutrienti sono quelli di insufficienza. Infatti, quando si considerano semplicemente le questioni dell’economia domestica, i cittadini non saranno in grado né sarebbero disposte ad investire personalmente in grandi quantità di integratori alimentari, poiché i costi sarebbero proibitivi.

L’integrazione alimentare con micronutrienti deve essere regolata in maniera ex post, tale che gli obiettivi di marketing (integrazione del regime alimentare) vengano chiaramente definiti dal produttore. Delle comunicazioni al grande pubblico, possibilmente da un organismo scientifico indipendente, potrebbe considerevolmente aumentare la comprensione del pubblico sia dei benefici salutari che dei rischi connessi ai micronutrienti. Infine, è nostra sincera opinione che per essere al servizio del pubblico in modo leale attraverso la regolamentazione, i confini della regolamentazione e la scienza che questa richiede debbano essere chiaramente e dettagliatamente spiegate dagli scienziati che sono responsabili per la delucidazione di nuovi campi di ricerca.


Il testo completo (in lingua inglese) con i riferimenti è disponibile qui:

Food Supplements and European Regulation within a Precautionary Context: A Critique and Implications for Nutritional, Toxicological and Regulatory Consistency