Article reference: http://www.laleva.org/it/2006/12/leuropa_nettamente_divisa_sulla_questione_degli_integratori_vitaminici.html

L’Europa Nettamente Divisa sulla questione degli integratori vitaminici

L’Europa Nettamente Divisa sulla questione degli integratori vitaminici

Titolo originale: Europe Sharply Divided over Vitamin Supplements
Traduzione di: Silvia Rubeo
Una consultazione avvenuta in sede di Commissione che intendeva aprire la via per stabilire i limiti di dosaggio di vitamine e minerali negli integratori e negli alimenti venduti nell’UE sta evidenziando profonde divisioni tra i stati membri ed i gruppi interessati alla nutrizione ed al consumo di integratori nell’ alimentazione.

La Direttiva Europea sugli integratori alimentari richede che i livelli di dosaggio devono essere considerati e che dei limiti devono essere stabiliti laddove si ritenga necessario. Al momento dell’approvazione la direttiva si era attirata proteste e critiche da parte dei consumatori e dei fornitori di prodotti nutrizionali che consideravano la nuova legge europea eccessivamente restrittiva.
Durante un'azione legale tesa a verificare la legittimità della direttiva, il Procuratore Generale della corte europea di giustizia ha definito le procedure della direttiva “della trasparenza di una scatola nera”, ma la corte, nella decisione successiva, ha dato il via libera per le nuove norme…
La direttiva, mentre prospettava dei controlli sulla formulazione degli integratori, non considerava i dettagli - ha lasciato che questi fossero decisi più tardi. Così le stesse domande imbarazzanti che hanno caratterizzato le discussioni precedenti al 2002, ma non sono mai state risolte al tempo ora stanno tornando a tormentare il legislatore dell’UE.

La commissione Europea ha fornito un documento di discussione invitando i stati membri ed i gruppi interessati ad inviare commenti, ponendo domande su un determinato numero di questioni specifiche. Le risposte, che ora sono state postate sul sito web della Commissione, mostrano opinioni ampiamente divergenti.
Alcune delle nazioni membri delle UE come Germania, Francia e paesi Nordici sostengono che devono essere esercitate misure precauzionali e che la disponibilità di nutrienti deve essere nettamente limitata. Il Regno Unito ed i Paesi Bassi in antitesi sono molto più aperti nel permettere ai loro cittadini di decidere la quantità di questa o quella vitamina che loro desiderano aggiungere agli alimenti che stanno consumando.
L’industria ed i nutrizionisti anche sono divisi, sebbene la maggior parte farebbe volentieri a meno di restrizioni sconvenienti. I consumatori sostengono che i loro integratori alimentari devono essere lasciati stare, ma il BEUC ( European Consumers' Organisation), una federazione di consumatori sponsorizzata dalla commissione UE ha seguito la linea tedesca di “non ci si puà mai essere abbastanza attenti- si potrebbero nascondere dei pericoli da qualche parte in questi nutrienti!”

La questione reale sembra essere: se i consumatori devono essere in grado di scegliere gli integratori di vitamine liberamente o se questa scelta deve essere ridotta nel nome della salute pubblica. Una proposta particolare affronta la questione basilare in un modo ammirevole, evidenziando la natura preconcetta dell’intero processo. I commenti archiviati dalla Irish Association of Health Stores pongono gli argomenti in un contesto corretto.
La loro proposta è degna di essere letta da tutti coloro che vogliono cogliere il nocciolo centrale della questione ed il modo in cui l’Unione Europea la sta trattando o bistrattando.

Qui ci sono poche citazioni tratte dalla presentazione irlandese:

Dall’introduzione:

Una buona alimentazione è fondamentale per una buona salute, e la relazione tra dieta ed i fattori dello stile di vita per il mantenimento della buona salute è ora ben comprovata e riconosciuta da tutte le autorità sanitarie. Gli integratori alimentari possono essere utilizzati come una misura promozionale in materia di salute, non solo per assicurare adeguati livelli alimentari, ma per migliorare la normale funzione fisiologica con l’assicurazione dei livelli di alimentazione ottimali.

Il documento di discussione della commissione, sostengono gli Irlandesi, è basata su tre difetti importanti e perciò tutto il processo diventa pregiudiziale:

1) La falsa considerazione iniziale che alti livelli di vitamine e minerali costituiscono un rischio maggiore che livelli bassi.

2) La valutazione del rischio per i nutrienti non prende in considerazione i benefici.

3) Gli studi esistenti di maggior importanza sulla valutazione del rischio sono stati ignorati.

Il documento si addentra in una discussione più specifica sull’aspetto del “troppo poco” della nutrizione e sui benefici ignorati. Problemi:

Nel 1990 ed ancora nel 1998 i sondaggi sull’alimentazione condotti nel Regno Unito hanno mostrato che vaste minoranze non stanno raggiungendo gli obiettivi dietetici previsti dalla tabella RNI (Reference Nutrient Intake). Nel 2000, il sondaggio nazionale sulla dieta e nutrizione ha rivelato che il 91% delle ragazze tra i 4 ed i 6 anni non avevano raggiunto il RNI per lo zinco. Nell’ambito dello stesso sondaggio è stato riportato che il 97% delle ragazze tra i 15 ed i 18 anni, non raggiungono il RNI per il magnesio, il 73% non raggiungono il RNI per lo zinco che è un nutriente importante per il sistema immunitario, e molto significativamente il 53% non raggiunge il RNI ( 200 mcg) per l’acido folico, anche se è raccomandato un consumo di 400 mcg per giorno per ridurre il rischio di spina bifida. In Irlanda il sondaggio North/South Ireland Food Consumption ha permesso di rilevare una prevalenza di un consumo inadeguato di calcio nelle donne e di ferro in donne in età riproduttiva. Il sondaggio ha mostrato che il 48% di donne in età tra i 18 ed i 50 anni aveva un consumo di ferro inadeguato. Solo il 2% delle donne in età tra i 18 ed i 35 anni ha raggiunto il RDA (Recommened Daily Allowance) per il folato. Consumi inadeguati di vitamina A sono stati identificati nel 20% degli uomini e nel 17% delle donne. Sono stati rilevati anche consumi inadeguati di vitamine D, E e riboflavina.
I benefici potenziali di questi integratori alimentari sono analogamente ignorati dalla maggior parte delle autorità sanitarie nazionali, nonostante l’incolmabile evidenza positiva della letteratura scientifica per indicare che l’uso degli integratori alimentari può essere un benefico potenziamento per la salute. Almeno questo è stato riconosciuto dalla commissione europea che ha affermato nel Memorandum esplicativo alla direttiva per gli integratori alimentari che “potenziali benefici per la salute possono ottenersi dal consumo di questi nutrienti a livelli raccomandati o più alti di quelli raccomandati”.

Gli integratori potrebbero considerevolmente ridurre i costi associati alla tutela della salute ed hanno, contrariamente alle apparenze visto la sforzo disordinato per “gestire il rischio ad essi connesso”, dimostrato un’ eccellente sicurezza.

Dopo aver risposto alle domande specifiche della commissione, la presentazione irlandese fornisce un commento sui molteplici tentativi di descrivere la valutazione del rischio, sottolineando la loro inadeguatezza per il lavoro imminente.

In conclusione una discussione sugli effetti negativi della direttiva sugli integratori per l’industria produttrice di nutrienti, i negozi che li vendono ed i consumatori che li usano normalmente:

Implicazioni per l’industria

L’industria stima che le omissioni di nutrienti dalla Positive List, (l'elenco dei nutrienti 'permessi') necessiterà di una riformulazione di approssimativamente l’85% di integratori di vitamine/ minerali che includono quasi tutti i preparati multi vitaminici sui nostri scaffali. Inoltre, l’opinione del SCF ( Scientific Commitee on Food) su appena un nutriente (la vitamina B6) avrà come risultato la perdita del 75% di tutti i complessi B ed i supplementi B6 dai scaffali dei negozi biologici.
Così, può realmente essere visto che la direttiva per gli integratori alimentari avrà un impatto abbastanza severo sulla gamma di integratori alimentari che sono attualmente venduti nei negozi biologici. Poiché gli integratori formano più del 50% della maggior parte dei depositi di merce dei membri IAHS ( Irish Association of Health Stores )in commercio in qualsiasi momento, il sostentamento di molti membri è a rischio. Nonostante sia stato progettato per rimuovere le barriere commerciali, come anche per proteggere la salute pubblica, la direttiva infatti otterrà l’effetto opposto. Poiché virtualmente nessuno degli integratori alimentari che sono importati al di fuori dell’UE, da paesi come USA, Canada o Australia saranno conformi con quanto previsto dalla direttiva, questi prodotti saranno esclusi dall’ importazione nell’UE. All’interno dei paesi dell’UE, molti dei produttori più piccoli non avranno le risorse che li possano mettano in condizioni di conformarsi con questi requisiti, e cesseranno di esistere, causando disoccupazione. I restanti produttori di integratori alimentari saranno obbligati a ridurre drasticamente o a riformulare la loro varietà di prodotti, così aggiungendo smisuratamente ancora una volta dei costi. In Irlanda questo sarà sentito più acutamente perché quasi tutte delle 120 compagnie coinvolte nell’industria sono imprese di piccola e media misura (SMEs).


Implicazioni per il consumatore

Lo scopo affermato della direttiva è di armonizzare il mercato, ed anche di proteggere la salute pubblica. Entrambi sono obiettivi lodevoli, ma l’effetto
esatto di questa direttiva sarà quasi certamente il ritiro di molti prodotti contenenti integratori alimentari dal mercato, non perché non siano sicuri, ma a causa delle regolamentazioni eccessivamente restrittive basate su false considerazioni, ed utilizzando “ fattori di sicurezza” multipli. Questo rappresenta un a limitazione della scelta del consumatore per una ragione non valida ed a sua volta, porterà a disoccupazione nella produzione, nella distribuzione e nelle aree di vendita al dettaglio. I consumatori ancora vogliono questi prodotti, così si rivolgeranno agli ordini per posta, al mercato nero ed agli acquisti in internet che diventeranno per loro una risorsa, dove i controlli sulla qualità e sulla sicurezza sono inesistenti.


Costi di adeguamento

Una preoccupazione maggiore è costituita dai costi di adeguamento verso l’industria.
I costi di rietichettatura all’industria sono stati calcolati all’incirca in GB£ 300-500 (approssimativamente €450 - €750 per prodotto dalla UK Food Standards Agency (FSA).

Comunque, i costi principali per l’industria coinvolgono la proposta di un dossier completo sulla sicurezza al SCF, il cui costo è stato preventivato tra GB £80,000 (c. €120,000) e GB £250,000 (c. €375,000) per ingrediente ( non per prodotto).

I nostri membri dipendono, nel complesso, da prodotti confezionati da piccole industrie innovative rispetto alle multinazionali farmaceutiche. Le società più piccole indubbiamente risentiranno del FSD (Food Supplements Directive) dovuto ai costi di adeguamento e ad altre restrizioni.

La britannica Food Standards Agency riporta che “ I piccoli dettaglianti specializzati (come i negozi biologici) sono nella posizione di perdere significative quantità di affari se un’ ampia gamma di prodotti specializzati non sarà più disponibile”.

Conclusioni

Lo IAHS considera che i dati sopra presentati mostrano in modo conclusivo che gli integratori di vitamine/ minerali sono tra i prodotti più sicuri ingeriti. I dati dimostrano anche che gli integratori di vitamine/ minerali hanno benefici reali per la salute. Inoltre, la sicurezza ed i benefici degli integratori di vitamine/ minerali hanno molto più peso di qualsiasi altra minaccia alla salute umana che loro possono porre. I dati mostrano che la carenza nutrizionale è una minaccia molto più grande per la salute umana che livelli integrativi di nutrienti alti.
Ne consegue quindi che la rigorosa valutazione del rischio e la gestione degli integratori di vitamine/ minerali è, per la maggior parte, non indicata, e se applicato contravviene allo spirito ed allo scopo della direttiva sugli integratori alimentari e riduce in modo marcato la scelta del consumatore. Certamente la maggior parte dei modelli della valutazione del rischio riesaminata dal documento di discussione e le misure che comportano sono interamente sproporzionate al rischio attuale dagli integratori alimentari. Finalmente, l’eccesso di regolamentazione incoraggerà le condizioni del mercato nero dove non esistono affatto standard di qualità o sicurezza.

Il testo completo della proposta irlandese può essere scaricata qui


Titolo originale: Europe Sharply Divided over Vitamin Supplements
Traduzione di: Silvia Rubeo