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Arriva proposta-shock: depenalizzare gli errori medici

Arriva proposta-shock: depenalizzare gli errori medici

A cura de Il Pensiero Scientifico Editore
19/10/2005 12.52.00

Depenalizzare gli errori medici: la proposta-shock arriva da Catania, dove è in corso il XXVI Congresso della SIFO (Società Italiana dei Farmacisti Ospedalieri), dedicato al tema del rischio clinico a 360°. La proposta, come è intuibile, è destinata a suscitare un acceso dibattito.

Antonio Colicchia, Direttore del Dipartimento del Farmaco della USL Roma C e componente della Commissione Tecnica del Rischio Clinico del Ministero della Salute fa notare: “La SIFO, occorre segnalarlo, è la prima Società italiana a dedicare un Congresso al rischio clinico.

Eppure non saremmo noi farmacisti ospedalieri ad essere in prima linea, bensì i medici, che forse a questo argomento non dedicano l’attenzione che merita. Questa cultura del silenzio, e la dilagante pratica della cosiddetta medicina difensiva (il fenomeno dei medici che modificano il loro comportamento professionale a causa del timore di procedimenti giudiziari per negligenza, ndr) fanno sì che non si comunichi mai l’errore ad un paziente per paura di conseguenze penali. Chiediamo per questo di ridurre l’errore ad illecito civile e non penale: allora forse noi operatori sanitari avremmo tutti più coraggio. La logica dovrebbe essere: imparare dall’errore. Tra l’altro, per quanto riguarda la categoria professionale rappresentata dalla SIFO, il rischio clinico legato ai farmaci non è quasi mai causato da colpe individuali, ma nasconde cause logistiche e di organizzazione. Partendo da questo presupposto chiediamo ufficialmente al legislatore di depenalizzare gli eventi lesivi non voluti, fermo restando il concetto che ASL e assicurazioni debbano risarcire il paziente leso. Mi risulta che il Ministero della Salute si stia già muovendo in questo senso. Un provvedimento in tal senso mi sembrerebbe indicatore di civiltà, e avremmo medici e farmacisti più garantiti nel raccontare i propri errori. Cosa che ora fanno solo tra di loro, ma in circoli ben precisi e chiusi”.

La questione non è inerente solo al Diritto e all’Etica, ma è soprattutto di carattere economico. Le spese assicurative infatti rischierebbero di mandare in tilt l’intero Sistema Sanitario nazionale, secondo alcuni osservatori. “Alcune assicurazioni già adesso cercano di capire come è organizzato un Ospedale nella gestione del rischio clinico”, suggerisce Giovanna Scroccaro, Direttore del Dipartimento di Farmacia presso l’Azienda Ospedaliera di Verona e Presidente della SIFO. “Sarebbe utile che le compagnie assicuratrici modificassero i premi in base alla capacità delle aziende ospedaliere di mettere in atto determinate procedure di sicurezza”.

david frati

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Comunicato
Sono la mamma di Emanuele Lo Bue, il bambino di 7 anni in coma dallo scorso 10 aprile a causa di una banale operazione di appendicite.

Ecco, in breve, la storia.

Emanuele è sempre stato un bimbo sanissimo. Il 10 aprile 2007 è entrato al “San Raffaele” di Milano per un’appendicite. Durante l’anestesia, non si sa ancora esattamente per quale motivo, è rimasto senza ossigeno per parecchi minuti, forse 15, forse di più. Successivamente è stato in terapia intensiva per due mesi e ha subito l’asportazione della teca frontale perché la pressione endocranica è aumentata a dismisura. Il 28 maggio 2007 è stato dimesso con la corteccia cerebrale distrutta, il cervello a macchia di leopardo, senza osso frontale e in stato di coma neurovegetativo. Da allora il bambino si trova ricoverato presso il centro di riabilitazione “La Nostra Famiglia” di Bosisio Parini (Lecco). Viene nutrito artificialmente, ha subito cinque operazioni e molte TAC. Il 10 settembre 2007 è tornato al San Raffaele per ripristinare la calotta cranica e l’operazione è andata bene.

Ma lui è sempre in coma.

Uno stato “irreversibile” secondo la diagnosi, ma noi genitori, con il sostegno di familiari e amici, non vogliamo arrenderci. Non smettiamo mai di cercare in tutti i modi informazioni su una possibile riabilitazione, cure d’avanguardia o anche un’eventuale ennesima operazione. In Italia o nel mondo.

Se esiste una possibilità di restituire a Emanuele una vita normale, ogni strada dev’essere percorsa.

In questi mesi mi sono personalmente adoperata affinché il mondo dei media portasse la storia del mio bambino a conoscenza di tutti. Uno dei miei strumenti è stato lo sciopero della fame.

Il 10 ottobre scorso, subito dopo la mia partecipazione alle trasmissioni TV “Uno mattina” (RAI 1) e “Piazza Grande” (RAI 2), sono stata convocata, insieme al sindaco di Cologno Monzese Mario Soldano, dai vertici del San Raffaele.

Quel giorno il “San Raffaele” ha fatto le seguenti promesse:

· il San Raffaele percorrerà ogni strada cercando anche fra gli ultimi risultati della ricerca scientifica;

· i medici del San Raffaele controlleranno che le terapie riabilitative somministrate a Emanuele alla clinica La Nostra Famiglia di Bosisio Parini, Lecco, siano adeguate;

· il San Raffaele si impegna a supportare la famiglia anche quando il periodo di riabilitazione terminerà ed Emanuele dovrà tornare a casa.

Da quel momento, però, la collaborazione del “San Raffaele”, come anche quella dell’Istituto “La Nostra Famiglia”, è stata decisamente scarsa.

Il 12 dicembre, a dispetto di ogni miglioramento, Emanuele sarà dimesso. Da più di tre settimane, inoltre, il numero di fisioterapie eseguite giornalmente sul piccolo è sceso da 11 a 5, a dire dei responsabili in previsione di una riduzione che normalmente avviene quando il bambino è a domicilio, in modo che l’impatto per i famigliari sia meno forte.

La nostra famiglia, con la collaborazione di parenti, amici e gente comune, si è adoperata per contattare numerosi ospedali e centri di riabilitazione specializzati in tutto il mondo, nella speranza che, da qualche parte, esista una terapia che possa aiutare il nostro bambino. A Cleveland, ad esempio, è sito uno
degli ospedali più all'avanguardia degli Stati Uniti, presso il quale i medici sono riusciti a ottenere su pazienti in condizioni simili a quelle del piccolo Emanuele risultati
miracolosi, attraverso l'inserimento di speciali microchip nelle parti
danneggiate del cervello. Numerosi altri centri sono presenti in varie parti del mondo, ed è stata nostra cura contattarli tutti, vagliando ogni possibilità e non lasciando nulla al caso.

In ciò, la collaborazione dei presidi sanitari è stata davvero esigua.

Dopo oltre un mese di attesa, lo scorso 21 novembre l’ospedale di Cleveland ha finalmente ricevuto la documentazione medica dal “San Raffaele” e la relazione dell’Istituto “La Nostra Famiglia”, tradotta e inviata da me con l'aiuto di un gruppo di mamme e non da chi doveva aiutare il mio cucciolo.

Paghiamo subito 565 dollari (!) e fra un mese avremo una risposta.

È GIUNTO IL MOMENTO DI MANTENERE LE PROMESSE!

Il “San Raffaele” deve curare Emanuele e adoperarsi in qualsiasi modo per organizzare il viaggio della speranza, che è possibile presso uno dei centri internazionali con i quali siamo in contatto. A tale scopo,

da oggi 26 11 07 riprendo lo sciopero della fame.

Voglio aiuto per mio figlio, un piccolo angelo indifeso che si trova in un letto di ospedale non per colpa sua, ma per un destino infausto.

Ora dico basta: non voglio più sentire il suo pianto di sofferenza e disperazione. Nei suoi occhi si vede uno sguardo di inconsolabile tristezza e dolore. Perché lui soffre.

Da domani, sorretta dalla forza di tutte le mamme, tantissime persone e un angelo speciale andrò fino in fondo.

Questa volta non mi fermo.

Il mio bambino ha bisogno di aiuto. Vi prego, fate tutto il possibile per comunicarlo al mondo.

Grazie!

Eleonora Crespi, madre di Emanuele Lo Bue

con il sostegno di familiari, parenti, amici e volontari da tutto il mondo

Contatti

E-mail: eleonora.crespi@alice.it

Cellulare: 333 2915163

Tel. abitazione: 02 27303754

Blog: http://salviamoemanuele.blogspot.com

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