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Tracce di Prozac nell’acqua che esce dai rubinetti inglesi

DATI-CHOC DI UN'AGENZIA PER IL MONITORAGGIO DELL'AMBIENTE
Tracce di Prozac nell’acqua che esce dai rubinetti inglesi
Sarebbero gli scarti di un consumo altissimo dell’antidepressivo: 24 milioni di ricette l’anno. L’ispettorato: «Molto diluito, nessun rischio»

9 agosto 2004
di Maria Chiara Bonazzi
Fonte: La Stampa
 

LONDRA. Per gli ambientalisti, le tracce di Prozac rilevate nelle riserve idriche da cui proviene l'acqua potabile britannica sono tutt'altro che rasserenanti. Benché non si sappia ancora quale sia la percentuale dell'antidepressivo individuata dalla Environment Agency, l'organismo di controllo ambientale del governo, la notizia ha preoccupato chi crede che i medici prescrivano troppo facilmente questo farmaco nel Regno Unito.

Secondo il settimanale britannico «The Observer», gli ambientalisti hanno chiesto un'inchiesta urgente su queste rivelazioni e temono che l'accumulazione del Prozac nei fiumi e nelle falde acquifere del sistema idrico possa essere una «medicazione di massa occulta». Sempre stando a quanto riferisce il domenicale, la Environment Agency «ha avuto una serie di incontri con l'industria farmaceutica per discutere eventuali ripercussioni sulla salute umana e l'ecosistema».

Le statistiche sul consumo complessivo di antidepressivi nel Regno Unito dicono che nel decennio compreso tra il 1991 e il 2001 le cifre sono balzate da 9 milioni a 24 milioni di ricette all'anno. In un'indagine commissionata dalla compagnia di assicurazioni Norwich Union e pubblicata lo scorso marzo, oltre tre quarti dei medici di famiglia hanno ammesso di avere prescritto troppo facilmente questo tipo di farmaci ai loro pazienti, in mancanza di altre opzioni alternative o parallele quali la psicoterapia.

Secondo un rapporto recente della Environment Agency, sempre citato dall'«Observer», la presenza del Prozac nel sistema idrico è considerata una «preoccupazione potenziale», e il dottor Andy Croxford, direttore della sezione pesticidi presso questo stesso organismo, dice: «Dobbiamo stabilire quali siano gli effetti di questo scarico a basso livello, quasi continuo».

Non si conosce la quantità precisa di Prozac riscontrata nelle riserve idriche britanniche, ma un portavoce dell'Ispettorato Acqua Potabile del governo ha osservato che le tracce del farmaco sono con tutta probabilità «troppo diluite» per costituire un rischio per la salute umana: «E’ estremamente improbabile che vi sia un rischio, perché questi farmaci sono escreti in concentrazioni bassissime. E le procedure in uso per eliminare le tracce di pesticidi sono efficaci anche nell'eliminare i residui dei farmaci».

Le rivelazioni sembrano comunque destinate a suscitare un polverone a livello politico. Norman Baker, portavoce per l'ambiente dei liberaldemocratici, ha detto che la gente deve sapere chiaramente se con l'acqua potabile si beve inavvertitamente il Prozac e ha accusato il governo: «Questo sembra essere un caso di medicazione di massa occulta sul pubblico ignaro. E’ allarmante che non vi sia nessun monitoraggio dei livelli di Prozac e di altri residui farmaceutici nella nostra acqua potabile».

Non è la prima volta che qualcuno lancia l'allarme sulle potenziali conseguenze dei farmaci escreti nelle fogne, e successivamente nei fiumi britannici. Qualche anno fa gli scienziati avevano avvertito che la presenza degli estrogeni contenuti in pillole anticoncezionali e cerotti ormonali potevano generare mutazioni sessuali nei pesci, ma al termine di una serie di analisi l'industria degli acquedotti e la Environment Agency avevano negato la presenza di queste sostanze nell'acqua potabile. Gli esperti sembrano però ancora divisi.

Questa notizia è destinata comunque a riaccendere il dibattito sul consumo generale degli antidepressivi nel Regno Unito. Secondo il sondaggio della Norwich Union, l'81 per cento dei 250 medici curanti intervistati ha ammesso di prescriverne troppi.

La mancanza di tempo per parlare con i pazienti e la scarsità dei servizi di psicoterapia sembrano essere due fattori cruciali. Jim Thomson, direttore dell'associazione Depression Alliance, aveva commentato così i risultati del sondaggio: «Gli antidepressivi sono una forma di cura valida per molte persone affette da depressione. Ma queste medicine funzionano al meglio in combinazione con altre terapie che non sono disponibili in molte zone, così da costringere i medici curanti a prescriverle da sole».