Article reference: http://www.laleva.org/it/2004/06/ricerca_farmaceutica_trial_clinici_e_scienza.html

Ricerca farmaceutica, trial clinici e scienza

Science in Action #13
6/16/2004
Fonte: e-laser.org

Il Canadian Medical Association Journal ha pubblicato i risultati di un rapporto dell'Organizzazione mondiale della Sanità sui trial clinici condotti negli ultimi anni. I trial clinici sono lo strumento principale con cui si indaga l'effetto dei farmaci nei confronti di una determinata malattia. Sono suddivisi in diverse fasi. la prima, sperimenta l'esistenza di effetti collaterali, su un piccolo gruppo di volontari sani. La seconda definisce la dose attiva, la posologia, la tollerabilità e l'efficacia del farmaco rispetto ai composti esistenti o rispetto un placebo. A quel punto, si entra in fase III, usando il farmaco su un gruppo ampio di soggetti malati. Dopodiché, il farmaco puo' entrare in commercio.

Ognuna di queste fasi ha dei problemi. La prima, basata sui volontari, è divenuta quasi inutile. molti dei volontari sono infatti poveri dei paesi dell'est che fanno questo per vivere: il farmaco dunque interagisce con gli altri farmaci che i volontari hanno assunto in precedenza. Il dubbio etico e' inoltre evidente. Nella seconda fase, vi e' un problema di regolamentazione: per passare alla fase successiva, il farmaco non deve essere necessariamente migliore di quelli esistenti o di quelli con cui è confrontato. Puo' essere assolutamente equivalente, o fare quasi nulla, basta che non dia effetti collaterali. Di qui la corsa ai farmaci fotocopia: decine di paracetamoli, nimesulidi, aspirine, che affollano le farmacie e gli armadietti delle nostre case. Esistono anche farmaci vendutissimi la cui efficacia terapeutica e' tutta da dimostrare: l'enterogermina ad esempio, per cui in Italia si spendono milioni di euro ogni anno e che probabilmente e' attiva come l'acqua di rubinetto. La terza fase e' meno problematica, anche se spesso non si riescono a studiare le migliori combinazioni di farmaci perché due molecole appartengono a industrie diverse, che quindi non sponsorizzano il trial.

Inoltre, per come sono strutturati, i trial non sono adatti alle cosiddette medicine alternative, in cui l'individualità del paziente e' tenuta in maggior conto. Dunque, per quanto lo scetticismo sia assolutamente giustificato, e' anche vero che non possono essere confrontate con gli stessi strumenti. Ma purtroppo le medicine complementari non hanno proposto pratiche alternative ai trial.

Lo studio dell'Organizzazione Mondiale della Sanità mette in luce un altro aspetto della questione: analizzando le maggiori riviste scientifiche, si è scoperto che i trial clinici sono per la maggior parte indirizzati alle malattie del mondo sviluppato, mentre le 10 malattie che in termini assoluti causano piu' vittime sono una minima parte (il 16%) delle patologie studiate. Insomma, ci si occupa soprattutto dei malati ricchi dell'Occidente. Un fenomeno gia' noto, che comprende anche le difficoltà di organizzare ricerche in paesi poveri, oltreche' a scrivere in inglese.

Un problema, questo delle malattie non studiate, che rischia di aggravarsi. In Europa, una direttiva della Commissione ha stabilito (ma probabilmente verra' emendata) che i trial clinici potranno essere autorizzati ad un unico soggetto. Dunque, le reti di collaborazione tra istituti pubblici non potranno essere autorizzati, a meno di non costituire un soggetto unitario (con enorme dispendio di denaro e tempo). Ovviamente, cio' va a favore delle case farmaceutiche, le uniche capaci di mettere insieme i capitali per una ricerca completa. La medicina sembra sempre di piu' andare nella direzione del profitto, e quindi la lotta alla calvizie avrà più finanziamenti della cura per la malaria.

Puntata numero 13 di Radio LASER: in questo numero ci siamo occupati del ruolo del mercato nel determinare le scelte fatte in materia di ricerca scientifica anche per quanto riguarda i farmaci.

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http://www.e-laser.org/htm/news.asp?idNews=388