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ZOOTECNIA : LINGUA BLU : VACCINAZIONE IN TOSCANA

ZOOTECNIA : LINGUA BLU : VACCINAZIONE IN TOSCANA  -  14/04/2004
verdi@consiglio.regione.toscana.it
Fonte: Ecquologia.it

La proposta di legge dei VERDI ha lo scopo di arginare gli ingenti danni procurati al patrimonio zootecnico regionale dalle vaccinazioni obbligatorie disposte dal Ministero della salute per fronteggiare la febbre catarrale degli ovini, più comunemente nota come “Blue Tongue” o “Malattia della lingua blu”.
A seguito della vaccinazione obbligatoria effettuata su tutti i ruminanti, e quindi anche su caprini, bovini e bufalini, sono stati segnalati numerosi casi di diminuzione della produzione di latte, riduzione della fertilità, mortinatalità e aborti tardivi in percentuali significativamente superiori a quelle statisticamente accettabili, nonché consistenti danni economici conseguenti al disposto e perdurante blocco della movimentazione.
La Toscana che, tra le più rispettose delle ordinanze ministeriali, ha provveduto all’effettuazione delle campagne vaccinali e ora si trova di fronte al verificarsi dei danni al proprio patrimonio zootecnico (con indubbio vantaggio per le altre Regioni nelle quali – alquanto misteriosamente – il virus non riesce a “entrare”), alle proteste sempre più estese e preoccupanti degli allevatori, ad un rischio di isolamento rispetto all’azione di altre Regioni che, nonostante la diversità delle maggioranze di governo, si stanno muovendo in direzione della sospensione immediata delle vaccinazioni.

L’articolo 1 della proposta di legge dispone quindi la sospensione immediata della campagna vaccinale, che peraltro in Toscana sta registrando una adesione bassissima, anche rispetto alle precedenti campagne.

L’articolo 2 ripristina la libertà di movimentazione dei capi, che l’articolo 3 prevede possa essere allargata anche ad altre regioni.

L’articolo 4, infine, coerentemente con la linea d’intervento prescelta, e con i suoi presupposti – ovvero ritenere che la malattia si diffonda attraverso animali vaccinati con sierotipi non adeguatamente verificati e prodotti – prevede il divieto di ingresso per animali provenienti da zone nelle quali è stata praticata la vaccinazione.

Per meglio comprendere il contenuto della legge – e soprattutto lo strumento della sospensione della vaccinazione obbligatoria – è utile ricordare quanto segue.

1) La malattia, una volta conosciuta come malattia tropicale è endemica in molti paesi tra i quali l’Africa. Quando sono apparsi i primi focolai nei Paesi del Mediterraneo si è intervenuti con un vaccino prodotto in Sud Africa.
Autorevoli esperti italiani ed americani hanno espresso parere sfavorevole all’uso di tale vaccino sia perché era un tipo vivo attenuato e quindi pericoloso per le possibili mutazioni del ceppo virale sia perché essendo i ceppi virali più di 20, e facilmente mutabili, la forte instabilità costituisce un rischio per l’eradicazione della malattia dal territorio. Le previsioni sono state confermate sin dal primo anno di vaccinazione, con l’aggiungersi, imprevisto, dei danni prima citati, stimati in 8-10 volte superiori a quelli provocati dall’epidemia.

2) In Italia il primo focolaio è stato segnalato in Sardegna dove si è peraltro provveduto ad intervenire con una campagna di vaccinazione obbligatoria: in seguito sono state interessate, e obbligate a vaccinare, tutte le Regioni del centro-sud. In alcuni casi è stato generato anche il fondato sospetto che il vaccino contribuisca a diffondere la malattia.

3) Gli altri Paesi colpiti – Spagna, Grecia, Stati Uniti, Canada, Australi e Portogallo, hanno lasciato e lasciano che gli animali si immunizzino da soli: del resto è unanimemente ritenuto che la malattia non è assolutamente pericolosa per l’uomo.

4) L’Italia è rimasto l’unico Paese nel quale si pratica ancora questa vaccinazione, non solo alle pecore, ma anche ai bovini, per i quali non esiste nessun supporto scientifico che il vaccino sia idoneo e innocuo, come confermato anche dal Comitato Veterinario dell’Unione europea nel parere del 27 giugno 2000.

5) All’infittirsi delle perplessità di studiosi e operatori circa la reale utilità della vaccinazione obbligatoria e soprattutto all’evidenziarsi di numerosi e gravi contraccolpi al patrimonio zootecnico delle regioni costrette a vaccinare le stesse Regioni hanno purtroppo agito in ordine sparso (chi adeguandosi alla vaccinazione, chi adottando un atteggiamento di decisa opposizione), incoraggiando in tal modo l’ostinazione del Ministero a procedere senza le necessarie verifiche e cautele.

6) Il contesto attuale è dato dalle stime dei danni che continuano a prodursi, dall’allarme degli allevatori, con conseguente perdita di fiducia nell’agire delle Istituzioni, dalla protervia del Ministero che ha disposto non solo in ordine all’allargamento dei sierotipi da utilizzare, ma anche la campagna vaccinale per il 2005. una più decisa reazione è pervenuta dalle Regioni interessate – Sardegna, Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria – che, con leggi o proposte di legge, ricorsi al TAR o altri strumenti – si sono attivate per tentare di porre un freno alla vaccinazione e ai danni conseguenti.

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